Risparmio, riuso e retail: parole chiave del futuro?

Come ripensare la plastica e il packaging 

di Mark Thomson, Director of Hospitality and Retail, EMEA, Zebra Technologies 


È noto il detto "il risparmio è il miglior guadagno", ma nell'attuale scenario di mercato, dove praticamente tutto è alla portata di tutti con il minimo sforzo, possiamo considerarlo ancora valido? 

 

Plastica e packaging: individuare il problema  

Secondo l'Agenzia americana di protezione dell'ambiente (Environmental Protection Agency) circa il 23% dei rifiuti che arrivano nelle discariche proviene da contenitori e imballaggi. Inoltre, seppur economici e pratici, i prodotti in plastica si distruggono troppo lentamente ed è noto a tutti come i residui siano una minaccia per l'ecosistema marino e per la catena alimentare in generale.

Negli ultimi tempi c'è stata una generale sensibilizzazione in merito alle tematiche ambientali e agli effetti dannosi causati da un consumismo sfrenato. In tutto il mondo si stanno adottando specifici provvedimenti legislativi. In US sono stati introdotti specifici divieti e una tassazione ad hoc sui sacchetti di plastica, mentre in Europa, il Parlamento Europeo ha votato a favore di una riduzione nei rifiuti plastici entro il 2025, concentrandosi in particolar modo sui prodotti monouso (come cannucce, posate o confezioni per l'asporto). Con l'adozione di normative più stringenti, i retailer si trovano quindi a dover rivalutare le scelte fatte in termini di imballaggio e a trovare, se necessario, alternative ecosostenibili.

Lo shopping online e il cibo preconfezionato sono tra i principali responsabili dell'aumento dei rifiuti. Prima dell'avvento dell'e-commerce, la logistica tradizionale prevedeva la spedizione di grandi quantità di merce direttamente in magazzino o in negozio.

Oggi, con la possibilità di scegliere opzioni di consegna in uno o due giorni, abbiamo registrato anche un generale aumento di spedizioni che prevedono l'imballaggio di singoli articoli. Fast Company riporta che ogni anno, solo negli USA, vengono spediti circa 165 miliardi di pacchetti. Vale a dire circa 1 miliardo di alberi. E non è raro vedere confezioni contenenti quantità esigue di prodotti; sebbene ciò renda gli acquisti più convenienti per i consumatori, e offra a retailer e fornitori un modo semplice per monitorare l'inventario, non è esattamente una politica in linea con gli obiettivi di riduzione degli sprechi, come piuttosto lo sono invece i negozi cosiddetti "zero waste" e l'introduzione di prodotti privi di packaging.

 

Prodotti Package-free: una sfida per il retail  

L'eliminazione degli alimenti preconfezionati e l'implementazione di soluzioni di imballaggio riutilizzabili potrebbero rappresentare un'opportunità di innovazione da +10 miliardi di dollari, secondo la Ellen MacArthur Foundation, ma l'assenza di confezione implica anche una maggiore deperibilità dei prodotti, oltre a richiedere l'uso di sacchetti e contenitori per il trasporto. A ciò si aggiunge l'esigenza di monitorare costantemente la freschezza dei prodotti: senza imballaggi a proteggere, tracciare e monitorare l'inventario, i retailer avrebbero notevoli difficoltà a rispettare gli standard di sicurezza dei prodotti, le disposizioni e le politiche specifiche per la vendita all'ingrosso.

La rivendita di prodotti sfusi o i dispenser che permettono di acquistare esattamente le quantità desiderate sono soluzioni che hanno preso piede nei negozi zero waste, soprattutto nell'Unione Europea, che ha visto aprire oltre 100 negozi in UK negli ultimi due anni. Il sostegno a supporto della nuova normativa a livello UE può portare al successo generale dell'iniziativa.

Tuttavia, i negozi zero waste sono ancora in fase embrionale, con progetti pilota concentrati prevalentemente negli Stati Uniti, dove ogni singolo stato adotta una sua politica in merito alla tassazione sull'utilizzo della plastica. La mancanza di casi aziendali è dunque un grosso deterrente per negozianti e retailer.
In riferimento alle modalità di riuso degli imballaggi possiamo elencarne quattro:
1. Ricarica da casa: gli utenti dispongono di un contenitore riutilizzabile e l'azienda fornisce ricariche agli utenti tramite un servizio in abbonamento.
2. Ricarica on the go: gli utenti hanno un contenitore riutilizzabile che riempiono recandosi presso un punto di erogazione.
3. Riciclo a domicilio: gli imballaggi riutilizzabili vengono consegnati agli utenti e successivamente ritirati attraverso un apposito servizio.
4. Riciclo presso un punto di raccolta: gli utenti restituiscono gli imballaggi riutilizzabili in uno specifico luogo di consegna.

Ciascuno di questi modelli presenta purtoppo delle difficoltà nell'attuazione, soprattutto in termini di tracciabilità e incentivi per il consumatore. Nonostante diversi paesi si stiano adoperando per adottare soluzioni di reverse vending (nel Regno Unito dopo un primo approccio, il modello si è arenato anni fa) è comunque un processo lungo, anche se doveroso. 

 

Come tracciare i prodotti package-free e i punti di raccolta.

Nonostante le sfide che comporta, il modello zero waste può rivelarsi un'incredibile opportunità per i retailer. Grazie alle avanzate soluzioni tecnologiche oggi disponibili, le aziende ne possono infatti ricavare informazioni utili sulle preferenze dei clienti, così da offrire loro un'esperienza utente molto personalizzata.
Market Research Future informa che il mercato globale degli imballaggi intelligenti ammonta a circa 46,74 miliardi di dollari, con un tasso annuo di crescita composto (CAGR) per il periodo 2017-2023 pari al 5,16%.

Gli imballaggi intelligenti utilizzano sensori o etichette intelligenti per controllare la qualità del prodotto, le condizioni di conservazione, la freschezza e la durata di conservazione. Inoltre, quelli dotati di tecnologia RFID possono tracciare l'origine del prodotto e rilevare eventuali contaminazioni o manomissioni.

Gli ordini effettuati attraverso acquisti online possono essere spediti con imballaggi riutilizzabili o con cassette che integrano un sistema di tracciamento che, se associato a un'app mobile, può raccogliere informazioni preziose sui clienti. Se si utilizzano poi i chip RFID sui prodotti o nei punti di raccolta intelligenti, individuare quando e dove avviene la restituzione di un prodotto da parte del consumatore diventa semplice e intuitivo. Dal punto di vista dell'utente, attraverso l'app mobile può trovare indicazioni sul punto di raccolta più vicino, eventuali crediti acquisiti e il contributo della sua azione sull'ambiente, cosa che aiuterebbe anche a garantirne un alto coinvolgimento.

Con un packaging intelligente, tutti gli attori della supply chain possono recuperare i dati dei prodotti di cui hanno bisogno in tempo reale, con la garanzia del pieno controllo del flusso di imballaggi e materiali, a beneficio di una maggior efficienza e praticità.

Per maggiori informazioni sull'implementazione di soluzioni intelligenti per il settore retail si può consultare il link

Nell'immagine Mark Thomson.