L'araba fenice lombarda

Il vecchio inceneritore di Core, a Sesto San Giovanni, è stato spento. Al suo posto, Gruppo CAP farà sorgere una biopiattaforma in grado di unire termovalorizzatore e depuratore in un solo impianto


I fanghi di depurazione rappresentano uno dei grandi temi al centro della gestione sostenibile del sistema idrico integrato: da una parte costituiscono un'importante risorsa in termini di economia circolare perché sono una fonte preziosa di materie prime seconde come cellulosa, biogas e biometano, eco-fertilizzanti, fosforo e azoto, da reimpiegare nei settori industriali più avanzati e in agricoltura; ma dall'altra sono un ingente costo in termini di smaltimento, che viene per lo più effettuato in discarica e spesso anche all'estero. I fanghi e le acque reflue rappresentano una sfida in termini di economia circolare sui quali CAP ha previsto di investire oltre 80 milioni di euro nei prossimi 5 anni, integrando le competenze aziendali con quelle di realtà italiane e internazionali in un'ottica di green e open economy. Un esempio è dato dalla partnership intrapresa con Novamont, con cui CAP ha dato vita a una sinergia industriale per l'estrazione del butandiolo che proviene dalla cellulosa, elemento alla base della produzione di bioplastiche.

Il 5 febbraio CAP Holding Spa ha acquisito il 79,2% del capitale sociale di CORE Spa (Consorzio Recupero Energetici) con l'obiettivo di costruire una Biopiattaforma, che andrà a sostituire il vecchio inceneritore di Sesto San Giovanni. Coinvolti in questo atto di compravendita anche i comuni di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Cormano, Pioltello e Segrate. "L'accordo rappresenta il coronamento di un percorso che sancisce il rapporto di continuità e condivisione instaurato con il territorio e le sue istanze", ha commentato Alessandro Russo, Presidente e Amministratore Delegato di Gruppo CAP, all'atto della firma. "Quello che faremo nascere è un impianto all'avanguardia, che intende rispondere alle istanze europee in fatto di energia e ambiente e che può rappresentare per le altre regioni italiane un esempio da seguire, soprattutto alla luce del grande percorso di rilancio che il Paese si appresta a intraprendere grazie ai fondi del Next Generation EU".

Il 31 marzo ha perciò segnato una data storica per il territorio lombardo, poiché l'inceneritore è stato ufficialmente spento. A breve, quindi, inizieranno i lavori di demolizione, i quali permetteranno la successiva realizzazione della Biopiattaforma. "Questo impianto segna una svolta", afferma Raffaele Cattaneo, Assessore all'Ambiente e Clima di Regione Lombardia, "e conferma che il passaggio verso l'economia circolare ha bisogno dell'innovazione, della tecnologia e delle imprese. Esso rappresenta il paradigma di un cambio di fase nelle politiche per la gestione dei rifiuti in Lombardia. Spegniamo un vecchio termovalorizzatore - uno dei più piccoli e meno efficienti per i rifiuti urbani - e accendiamo un percorso che porterà a un impianto che permetterà una gestione più efficace dei fanghi da depurazione, incluso il recupero dalle ceneri di materia prima che sta scarseggiando in natura come il fosforo".

La Biopiattaforma è un progetto unico in Italia, capace di unire termovalorizzatore e depuratore in un unico impianto a zero emissioni di CO2 fossile. Si tratta di un impianto, il primo a essere costruito dopo quasi 10 anni nel nostro Paese, che consentirà la riconversione dei fanghi di depurazione in energia e fertilizzanti e il trattamento della FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) per produrre biometano, biocombustibile a basso impatto ambientale che servirà per alimentare i veicoli aziendali e che verrà inoltre immesso nella rete di distribuzione del gas naturale. Dando uno sguardo ai dati, la Biopiattaforma valorizzerà 65.000 tonnellate di fanghi prodotti ogni anno dai 40 depuratori distribuiti sul territorio della Città metropolitana. Proprio i fanghi, che fino a oggi erano materia di scarto, in alcuni casi da portare all'estero per lo smaltimento, serviranno a produrre ben 19.500 MWh/anno di calore per il teleriscaldamento e a recuperare fosforo da impiegare come fertilizzante. In questo modo, il 75% dei fanghi verrà trasformato in energia e il 25% in fertilizzanti. Nell'impianto di depurazione adiacente al termovalorizzatore sarà presente la linea di trattamento della FORSU, proveniente dai Comuni di Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno Monzese e Cinisello Balsamo. Qui, grazie alle nuove tecnologie di digestione anaerobica, verranno trattate 30.000 tonnellate/anno di rifiuti umidi ora affidate a strutture esterne, per la produzione di biometano. L'impianto ospiterà anche un polo di ricerca avanzata che si è già assicurato un finanziamento di 2,5 milioni di euro grazie a un progetto europeo Horizon 2020.

La Biopiattaforma si avvarrà delle migliori tecnologie sul mercato (Best Available Technologies) per il contenimento dei fumi e degli odori che porteranno a una drastica diminuzione dell'ossido di azoto (Nox) pari a -84%, di anidride solforosa (SO2) con un -83% e della CO2 nell'ordine di un -85%, mentre grazie al potenziamento del sistema di trattamento dei fumi e dei sofisticati dispositivi di monitoraggio installati le emissioni diminuiranno del 76%. Stesso discorso per gli odori, destinati a diminuire alla luce del fatto che la struttura non prevede il compostaggio dell'umido e sarà dotata di una doppia camera mantenuta in depressione per il caricamento della FORSU. L'area sarà inoltre circondata da nuovi spazi verdi che prevedono la piantumazione di alberi e piante per compensare le emissioni di anidride carbonica. Si tratta di un sistema per cui la trasformazione dei rifiuti darà vita a un circolo virtuoso in grado di autoalimentarsi: le acque depurate andranno a irrigare campi agricoli e parco, mentre grazie al processo di termogenesi le si userà anche per riscaldare le case; il biometano prodotto dal digestore, invece, servirà per alimentare vetture e veicoli adibiti al trasporto.

Il progetto è frutto di un lungo e articolato percorso iniziato nel 2016 con il primo accordo tra Gruppo CAP e CORE, cui è seguito uno studio di fattibilità, la progettazione preliminare, la progettazione definitiva e ora l'autorizzazione, conseguita dopo un iter durato 16 mesi che ha coinvolto decine di professionisti, tutti gli enti locali e di controllo, tecnici e università con una produzione di centinaia di elaborati. Essendo un'opera così importante per la comunità sestese, l'utility lombarda ha deciso di condividere già dalle prime fasi autorizzative il progetto della Biopiattaforma con la cittadinanza, per farne capire le caratteristiche sostenibili dell'impianto e i benefici che porterà al territorio, facilitando le dinamiche dello smaltimento dei rifiuti e consentendo una diminuzione della bolletta dell'acqua e della TARI.


RAB BIOPIATTAFORMA
Il percorso partecipativo BiopiattaformaLab (di cui si possono vedere tutti gli atti sul sito biopiattaformalab.it) intrapreso già nel 2018, è stato un percorso costruttivo sia per la cittadinanza che per CAP. L'esperienza ha aiutato a instaurare un clima di fiducia reciproco e di dialogo costante e trasparente con la cittadinanza che sarà tenuto vivo con i laboratori partecipativi e con il RAB, Residential Advisory Board, organismo consultivo autonomo e indipendente composto da cittadini, associazioni e dalle amministrazioni interessate, che ha il compito di monitorare e controllare l'attività e l'impatto ambientale della Biopiattaforma di Sesto San Giovanni nella sua fase autorizzativa, realizzativa e operativa.
Il RAB, costituito ufficialmente nel settembre 2020, è diventato operativo e in questi mesi ha affrontato inoltre il tema del posizionamento della centralina mobile temporanea e delle centraline fisse per il monitoraggio dell'aria nel territorio di Sesto San Giovanni.
In merito alla centralina mobile, la richiesta è stata quella di posizionarla prima della dismissione dell'attuale inceneritore e dell'inizio dell'attività del nuovo impianto, in modo da poter confrontare successivamente i dati raccolti sulla qualità dell'aria prima e dopo l'inizio dell'attività della Biopiattaforma.
Il posizionamento della centralina mobile è stato reso definitivo dopo un sopralluogo tra i membri del RAB e i tecnici di Gruppo CAP, insieme all'azienda selezionata per individuare il punto più adatto.
Le centraline fisse, in tutto 5, monitoreranno in maniera continuativa e permanente le emissioni della Biopiattaforma. Il RAB si è confrontato con i tecnici di Gruppo CAP e dell'azienda che si è aggiudicata l'incarico, Orion, in merito alla tipologia di centraline scelte, al modello adottato per la valutazione della dispersione degli inquinanti in atmosfera, agli inquinanti che devono essere monitorati, al numero e al posizionamento delle centraline stesse. In merito a quest'ultimo aspetto, nelle prossime settimane il RAB parteciperà ai sopralluoghi tecnici per individuare i punti specifici in cui potranno essere posizionate e ha sottolineato l'importanza di collocare le centraline nelle aree a più alta densità di popolazione, in particolare nell'area dei plessi scolastici e nell'area residenziale.
Oggi siamo di fronte a una grande opportunità, per merito degli investimenti europei che arriveranno grazie al Next Generation EU, tra le cui finalità spicca quella della promozione di progetti green. In quest'ambito, la Biopiattaforma potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza. Probabilmente Sesto San Giovanni non diventerà la Copenaghen d'Italia (nella capitale europea della sostenibilità proprio sopra il termovalorizzatore cittadino è presente una pista da sci), ma potrebbe rappresentare, questo sì, qualcosa di unico, perlomeno in questo Paese.


Gruppo CAP è la realtà industriale che gestisce il servizio idrico integrato sul territorio della Città metropolitana di Milano secondo il modello in house providing, cioè garantendo il controllo pubblico degli enti soci nel rispetto dei principi di trasparenza, responsabilità e partecipazione. Attraverso un know how ultradecennale e le competenze del proprio personale coniuga la natura pubblica della risorsa idrica e della sua gestione con un'organizzazione manageriale del servizio idrico in grado di realizzare investimenti sul territorio e di accrescere la conoscenza attraverso strumenti informatici. Per dimensione e patrimonio Gruppo CAP si pone tra le più importanti monoutility nel panorama nazionale. Nel 2017 si è aggiudicato il premio assoluto Top Utility come migliore Utility italiana.


I termovalorizzatori nello scenario nazionale

Secondo l'ultimo Rapporto Rifiuti Urbani di ISPRA - l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell'Ambiente - il recupero energetico oggi in Italia si attesta sul 19% del totale: un valore ancora distante da quel 25/35% atteso nello scenario descritto dalla Direttiva europea. Gli impianti sono 37 (erano 38 nel 2018 e 39 nel 2017). In Germania sono 96, in Francia 126.
Attualmente sempre secondo i dati ISPRA, i rifiuti da incenerire vengono portati all'estero: si parla di 107 mila viaggi l'anno, per un totale di 49 milioni di chilometri.
In Italia il parco impiantistico è prevalentemente localizzato nelle regioni del Nord (26 impianti). Al Centro e al Sud sono operativi 6 impianti ciascuno. Il 70% circa dei rifiuti viene trattato al Nord, il'10% al Centro e quasi il 18% al Sud. I termovalorizzatori hanno prodotto 2,3 MWh, pari al consumo di 2,8 milioni di famiglie.



In foto: Alessandro Russo, Presidente e Amministratore Delegato di Gruppo CAP

Cerimonia spegnimento. A premere sul bottone di spegnimento, Alessandro Russo, Raffaele Cattaneo, Michela Palestra, Sindaco di Arese e Consigliera delegata all’Ambiente della Città metropolitana di Milano alla presenza delle istituzioni, degli enti e dei cittadini


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