La simbiosi perfetta

Sensibili, innovatori e resilienti. Sono i tre aggettivi che descrivono il Gruppo CAP, gestore del sistema idrico integrato della Città metropolitana di Milano, che gestisce un'infrastruttura imponente per 133 comuni dell' ex provincia milanese più altri comuni del Comasco, del Varesotto e della Brianza. In questa intervista Alessandro Reginato, Direttore Operations Gruppo CAP, ci porta alla scoperta del depuratore di Peschiera Borromeo, un perfetto esempio di simbiosi tra piano industriale e sostenibilità

Costruito nel 1982, quello che sorge a sud del comune di Peschiera Borromeo è uno dei più grandi impianti di depurazione del Gruppo CAP che riceve le acque reflue provenienti dalla zona a sud di Milano, dai comuni a nord di Peschiera Borromeo, interni alla città metropolitana, e da altri della provincia di Monza e della Brianza per un totale di cinquecentomila abitanti serviti.

Il depuratore si compone di due linee tecnologicamente differenti; la prima linea è una linea tradizionale che lavora seguendo diverse fasi (pretrattamento, trattamento biologico, terziario attraverso biofiltrazione e disinfezione attraverso acido peracetico). La seconda, è stata aggiunta nei primi anni duemila, e adotta una tecnologia più moderna chiamata Biofor®, grazie alla disinfezione tramite raggi ultravioletti si riesce ad avere come risultato un'acqua depurata idonea per uso irriguo diretto, utilizzata dal gestore dei campi attigui al depuratore. L'impianto gestisce 200.000 m3 al giorno di acqua in arrivo, che corrispondono all'acqua utilizzata dalla cittadinanza nel bacino sotteso dal depuratore, all'interno della struttura è inoltre presente un laboratorio per l'analisi delle acque reflue.

Sempre attento all'innovazione, il Gruppo CAP lavora per migliorare costantemente la performance degli impianti, in modo da garantire alla cittadinanza un servizio ottimale. "Sono impianti che hanno bisogno di una ingente dose di interventi di manutenzione preventiva e di revamping per modernizzare le infrastrutture. La sezione dell'ossidazione biologica sulla linea 1, la parte dove avviene il processo di ossidazione della materia organica, ha subìto un processo di ammodernamento negli ultimi anni. È attualmente in corso la manutenzione dei quattro sedimentatori secondari per rinnovare la parte edile ma anche le carpenterie metalliche, e dei digestori del fango", ci spiega Alessandro Reginato, Direttore Operations Gruppo CAP.

L'impianto è un vero e proprio meccanismo vivente, un perfetto esempio di economia circolare, dove la ricerca del recupero di materia ed energia è portata ai massimi livelli. Preziosissimi risultano essere, ad esempio, i fanghi di depurazione, la materia contaminata depurata dall'acqua, dai quali tramite digestione anaerobica si riesce a ricavare biogas, utilizzato all'interno dell'impianto di Peschiera per produrre energia elettrica per autoconsumo.
"Negli ultimi anni abbiamo fatto un passo avanti, grazie all'aumento di competenze della squadra operativa, riuscendo ad aumentare la produzione del biogas. Oggi l'impianto è in grado di soddisfare in maniera autonoma circa il 30% del suo fabbisogno energetico.

L'aumento della produzione di biogas ha portato conseguentemente una diminuzione dei fanghi da smaltire", conclude Reginato. Ma la vita dei fanghi, all'interno della catena del riciclo, non finisce qui, perché vengono ulteriormente trattati per produrre gesso di defecazione, utilizzato come fertilizzante agricolo.


Dispositivi di monitoraggio degli odori

Il Gruppo CAP presta particolare attenzione al monitoraggio delle possibili emissioni odorigene generate dagli impianti. Presso l'impianto di Peschiera Borromeo sono stati installati 4 "nasi elettronici", tecnicamente definiti IOMS (Instrumental Odour Monitoring System), in grado di monitorare le emissioni ma anche analizzare le concentrazioni di inquinanti specifici presenti nell'aria come ammoniaca e anidride solforosa.
"Abbiamo alle spalle un'esperienza solida per quanto riguarda il monitoraggio delle emissioni odorigene di impianti immessi nel contesto urbano. Da diversi anni installiamo delle sonde che in tempo reale ci permettono di analizzare la presenza di determinate sostanze presenti nell'aria. Grazie all'integrazione di una centralina meteo e di un software specifico, da quei dati è possibile ricavare un modello matematico, una proiezione, dell'impatto delle emissioni odorigene sul territorio. Tutto questo avviene secondo la direttiva regionale 3018 che definisce quali sono i livelli di emissione volumetrica tollerabili o ammissibili all'interno dell'impianto produttivo", ci spiega Reginato.
Questi nasi elettronici, che simulano il processo mentale di memorizzazione e riconoscimento del sistema olfattivo umano, sono stati posizionati sul perimetro dell'impianto in corrispondenza delle potenziali sorgenti di emissione. "Questo sistema ci permette sia di valutare la performance dell'impianto che di verificare le segnalazioni dei cittadini, in modo da pianificare gli interventi per migliorare i presidi di trattamento. Abbiamo da poco perfezionato uno scrubber per il trattamento delle emissioni odorigene della fase di disidratazione dei fanghi", aggiunge Reginato.


Sanitation safety plan

Presso l'impianto di Peschiera l'azienda pubblica ha dato il via nel 2018 al primo Sanitation Safety Plan italiano, un ambizioso progetto di analisi di rischio per il riuso delle acque trattate a scopo irriguo. In collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e con la supervisione della North Carolina University, il Sanitation Safety Plan prevede l'utilizzo delle tecnologie IOT per il monitoraggio continuo e il controllo costante della qualità delle acque trattate, grazie all'installazione di sensori in grado di monitorare e minimizzare il rischio di contaminazione nel riutilizzo dell'acqua. Inoltre un drone connesso a una rete di sensori permette di tenere monitorato lo stess idrico sul suolo e sull'atmosfera. Il progetto ha ricevuto un finanziamento di 5 milioni di euro da parte della Commissione Europea nell'ambito della call Horizon 2020 "Digital solutions for water".
"Il Sanitation Safety Plan consiste nell'identificare e verificare, durante tutta la catena di trattamento delle acque, i potenziali fattori di rischio. L'acqua trattata riusata, a seconda delle colture in cui viene impiegata, ha margini di tolleranza rispetto ai contaminanti emergenti differenti, per questo motivo a monte di questa attività è stata creata una matrice per la definizione dei rischi. Questo approccio attraverso la matrice di rischi consente di monitorare la qualità globale dell'acqua destinata al riuso", commenta Reginato.


Prevenzione dei fenomeni atmosferici estremi

Adattarsi per salvaguardare le comunità e gli habitat naturali, è uno degli obiettivi della COP26, la conferenza sul clima che si terrà quest'anno a Glasgow, in Scozia. È ormai improrogabile la necessità di rendere i territori resilienti, in grado cioè di affrontare i fenomeni climatici estremi sempre più intensi e violenti che sono la diretta conseguenza del cambiamento climatico. Anche Gruppo CAP sposa questa mission investendo capitale in attività volte a mitigare gli effetti della variazione climatica. "Sono in corso su tutti i territori che gestiamo progetti che prevedono la costruzione ad esempio di vasche di volanizzazione per la raccolta delle acque. Anche a Peschiera sorgerà una struttura di questo tipo, rendere i territori resilienti sarà una delle attività che ci vedrà maggiormente coinvolti in futuro", prosegue Reginato.


Guardare al futuro

Anche per quanto riguarda il futuro le idee sono chiare, puntare sulla sinergia tra la gestione delle acque e il riciclo dei rifiuti in un'ottica di economia circolare. "Oltre al nostro core business, garantire la qualità dell'acqua potabile e dell'acqua depurata immessa nel territorio, vogliamo puntare all'integrazione tra il "mondo dell'acqua e quello dei rifiuti", convinti che questo ci permetterà di ottenere una maggior quantità di risorse e aumentare la circolarità delle nostre operazioni. Un'idea che sta già prendendo forma con la realizzazione della biopiattaforma di Sesto San Giovanni", conclude Reginato. Il progetto della biopiattaforma che sorgerà a Sesto San Giovanni (MI), al posto del vecchio inceneritore di cui sono già iniziati i lavori di demolizione, sarà in grado di unire termovalizzatore e depuratore in un solo impianto a zero emissioni di CO2 fossile.


I numeri del Gruppo Cap

887 dipendenti
6.442 km di rete di acqua potabile
6.611 km di rete fognaria
40 depuratori
400 stazioni di sollevamento per le acque reflue
713 pozzi di acqua potabile


In foto: Alessandro Reginato, Direttore Operations Gruppo CAP

 


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