Strappare la terra al mare

Dopo oltre dieci anni di attesa sono partiti i lavori della Piattaforma Logistica di Trieste che vede la Società Cosmo Ambiente srl partecipe sia come socio del Concessionario per la gestione della Piattaforma per i successivi 30 anni dalla sua costruzione che come Costruttore per quanto riguarda le opere di bonifica ambientale dei terreni e delle acque, demolizione delle strutture interferenti con le opere di progetto, salpamenti, scavi, movimentazione di materiale, nonché realizzazione della sottofondazione della Piattaforma Logistica a terra


Una svolta epocale nel Nord Adriatico è avvenuta lo scorso giugno quando il Governo italiano ha emanato il regolamento che sostanzialmente colloca a Trieste l'unica free zone europea, in cui è possibile anche fare trasformazione di merci in regime extradoganale. Decisione che si inserisce nel quadro di potenziamento del porto di Trieste, hub internazionale di snodo per i flussi di interscambio terra-mare che interessano il dinamico mercato del Centro ed Est Europa. Ma la competitività dello scalo triestino è destinata a crescere ulteriormente grazie alla realizzazione della Piattaforma Logistica che, rientrata fra le 91 opere prioritarie da finanziarsi con la Legge obiettivo del 2001 e rimasta bloccata per oltre dieci anni, ha rivisto la luce il primo settembre 2014, con la firma del contratto e il 24 febbraio 2016 con la consegna dei lavori al Concessionario PLT - Piattaforma Logistica Trieste srl, ossia l'ATI costituita da ICOP spa, Francesco Parisi Casa di Spedizioni spa, Interporto di Bologna spa e Cosmo Ambiente srl, costola del Gruppo Cosmo, dedita all'attività di bonifica ambientale, recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, realizzazione di discariche, produzione di conglomerati cementizi e bituminosi, nonchè manufatti in calcestruzzo, derivanti da un processo congiunto di rifiuti e materie prime.
Infatti, la Piattaforma logistica nel porto di Trieste è sì un'opera strategica (Legge obiettivo n. 443/2001) ma è soprattutto un'opera che si inserisce nel SIN, Sito di Interesse Nazionale di Trieste, quindi sito inquinato istituito con il Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 24/02/2003. Oltre ad inquinamento da metalli e idrocarburi è stata anche rilevata la presenza di materiali contaminati da MCA, eternit, tanto che a seguito della Conferenza di servizi ministeriale, datata 12/12/2016, e del relativo parere positivo, è stata redatta e approvata dalla Autorità di sistema portuale, il 27/04/2017, la perizia di variante n°1, senza aumento di spesa, resasi necessaria proprio per risolvere la questione dei rinvenimenti di amianto nei suoli oggetto di scavo, che Cosmo Ambiente srl, essendo anche iscritta alle categorie 10A e 10B dell'Albo Nazionale Gestori Ambientali, ha ed avrà il compito di gestire e smaltire.
Prima di entrare nel cuore della bonifica vera e propria e di vedere lo stato di avanzamento dei lavori, la cui consegna è prevista per la primavera 2019, è bene fare un passo indietro e inquadrare al meglio l'opera in esecuzione.
Innanzitutto, l'impostazione progettuale generale si pone come obiettivo il recupero all'utilizzo portuale di una superficie complessiva di 247.000 mq, dei quali 14.000 mq verranno ricavati da aree attualmente occupate dal mare mediante rettifica artificiale della linea della costa esistente e realizzazione di una piattaforma su sedime marino, con un banchinamento pensile a pali e piastre, inclusiva della realizzazione di nuovi raccordi ferroviari e stradali, nonché di un nuovo attracco per navi Ro-Ro.
Gli spazi oggetto di intervento sono quelli compresi fra lo Scalo Legnami e la Ferriera di Servola, ex Italsider, nell'hub portuale di Trieste. Ampliando le aree operative attualmente esistenti a servizio del porto e trasferendo le attività dal Porto Vecchio alla nuova piastra, si mira alla drastica riduzione del traffico pesante proveniente dalla Grande Viabilità Triestina attraverso il passaggio di S. Andrea e lungo le Rive cittadine. La realizzazione della piastra logistica consentirà, quindi, l'acquisizione di un nuovo accosto attrezzato della lunghezza di 1.130 m per navi Ro-Ro, merci e containers con possibilità di utilizzare le aree retrostanti per le operazioni portuali e/o la movimentazione di container e deposito merci. I terminal così realizzati saranno contestualmente collegati alla Grande Viabilità favorendo le operazioni di imbarco/sbarco e, in particolare, un'agevole movimentazione su gomma e soprattutto su ferro, visto che la piastra ferroviaria, che dapprima risultava sacrificata e collocata in senso trasversale, potrà invece svilupparsi appieno. D'altronde il porto di Trieste è il primo in Italia e il quattordicesimo in Europa per volume totale di merci, oltre ad essere destinatario dei principali traffici petroliferi che transitano dall'Italia verso l'Europa Centrale e della maggior parte delle merci provenienti dalla Turchia, tanto che il pool di banche che ha finanziato PLT srl, ha stimato che la nuova infrastruttura a regime movimenterà un giro d'affari diretto nell'ordine di 15 mln di Euro annui, con un impatto triplo sul valore dell'attività dell'indotto portuale.
Ingente è infatti l'investimento economico, suddiviso in 102 mln di Euro provenienti da fondi pubblici (di cui 15,8 mln di Euro di fondi comunitari) e 30 mln di euro stanziati dal Concessionario PLT srl, di cui fa parte anche Cosmo Ambiente srl che gestirà il futuro terminal portuale per il trentennio successivo alla sua costruzione.
Le soluzioni progettuali adottate in sede di redazione del progetto definitivo anticipano l'attuazione di quanto previsto nell'Accordo di Programma per il S.I.N. di Trieste, mediante:
- la realizzazione di una barriera impermeabile di intercettamento della falda, con captazione e trattamento (pump and treat) delle acque drenate (bonifica a terra delle acque di falda);
- la bonifica dei terreni contaminati mediante la rimozione, la caratterizzazione ed il conferimento a discarica o a idoneo impianto di trattamento degli hot-spot e dei rifiuti, in conformità alle risultanze dell'Analisi di Rischio, previa classificazione ai fini dell'attribuzione del codice CER (bonifica a terra dei terreni);
- la verifica della qualità ambientale del terreno lasciato in situ in corrispondenza degli scavi di bonifica effettuata, tramite il prelievo ed analisi di campioni di terreno dal fondo scavo e dalle pareti dello stesso (bonifica a terra dei terreni);
- la bonifica dell'area marina mediante dragaggio dei sedimenti contaminati come da indicazioni del Ministero dell'Ambiente (bonifica a mare).
Il progetto definitivo che prevede la rettifica della linea di costa esistente con un fronte di accosto di lunghezza complessiva pari a circa 1.130 m, è ripartito fra il I Stralcio (482 m) ed il II Stralcio (746 m). Nello specifico il fronte mare ricadente nel I Stralcio sarà occupato sia da opere a giorno su pali che da banchina pensile su dalles prefabbricate che cassoni cellulari chiusi (di cui alcuni da realizzare ex novo ed altri esistenti da ristrutturare); mentre nel II Stralcio sarà occupato da opere a giorno su pali, a tergo delle quali verrà predisposto il conterminamento impermeabile della cassa di colmata.
Veniamo ora ad affrontare la bonifica vera e proprio, riguardante quindi sia la bonifica dei terreni che la bonifica delle acque, entrambe portate avanti dalla Cosmo Ambiente srl.


Bonifica dei terreni

La caratterizzazione ambientale ha riscontrato la presenza di contaminazione irregolare rilevata a diverse profondità sia nei terreni insaturi che in quelli saturi. I contaminanti che superano i limiti tabellari sono sostanzialmente metalli (Arsenico, Antimonio, Berillio, Rame, Mercurio, Stagno, Nichel, Piombo, Zinco), Idrocarburi C>12, IPA Idrocarburi Policiclici Aromatici e PCB policlorobifenili. La bonifica dei terreni in atto prevede lo scavo, tramite escavatore, in corrispondenza dei sondaggi non conformi alle CSR, le concentrazioni di soglia di rischio definite dall'Analisi di Rischio sito, e il successivo smaltimento in discarica o impianto idoneo, così come prevede il Protocollo Operativo sottoscritto il 12/11/2015 da ARPA Friuli Venezia Giulia e Provincia di Trieste. Per maggior sicurezza lo scavo di bonifica è stato esteso a 0,5 m oltre la quota di contaminazione rilevata, anche perché prima del rinterro occorre il via libera degli enti preposti al controllo, tramite verifica di conformità a CSR su pareti e fondo scavo. Oggetto di altrettanta costante verifica sono la qualità dell'aria e la salute dei lavoratori, che operano ovviamente muniti di tute, mascherine e di tutti i DPI idonei. Ma soprattutto, durante le operazioni di asportazione, movimentazione, stoccaggio e trasporto dei terreni contaminati, Cosmo Ambiente srl, oltre alle precauzioni necessarie per garantire la massima sicurezza degli operatori e dell'ambiente circostante, ha voluto sempre ridurre al massimo la dispersione in aria di polveri potenzialmente inquinate, specialmente nella gestione dei volumi in cui è stata riscontrata la presenza di MCA, eternit, durante la cui esportazione è sempre rimasto attivo un nebulizzatore. Ben 45.000 risultano essere le t di materiale contenente amianto, di cui 37.000 t, ossia l'80%, è già stata gestita da Cosmo Ambiente srl.


Bonifica delle acque

Gli analiti che hanno mostrato superamenti dei limiti di concentrazione sono: Boro, Solfati, Metalli (Arsenico, Mercurio, Manganese), Benzene e IPA, PCB e PCDD/PCDF, Fluoruri e Cianuri, Bromodiclorometano, Bromoformio, Cloroformio, Dibromoclorometano e 1,4-Diclorobenzene.
Anche gli interventi di bonifica della falda si pongono l'obiettivo del raggiungimento stabile di CSC/valori di fondo, secondo quanto definito nel Protocollo Operativo, redatto di concerto con gli Enti preposti al controllo (ARPA FVG e Provincia di Trieste).
Il progetto prevede la realizzazione di una barriera impermeabile di intercettazione della falda contaminata (diaframma in cemento e bentonite), la conseguente sua captazione tramite trincea drenante e il successivo invio a trattamento (pump and treat) presso un impianto di dedicato, il TAF, posto nell'area in concessione alla piattaforma logistica.

Trincea drenante e impianto di sollevamento
A monte idrogeologico del diaframma realizzato tramite la tecnologia CSM (Cutter Soil Mixing) che consiste appunto nella realizzazione di una barriera plastica impermeabile costituita da una serie di pannelli compenetrati ottenuti dalla miscelazione del terreno in sito con una miscela di acqua, cemento e bentonite, verrà realizzata la trincea drenante e le relative opere di sollevamento. L'acqua di falda cosi drenata dalla trincea sarà sollevata e canalizzata all'impianto di trattamento dedicato TAF e, successivamente, scaricata a mare.
L'impianto di sollevamento delle acque è stato dimensionato per una portata pari a 282 m3/giorno, come da modello, arrotondato a 300 m3/giorno, con una portata che si può considerare linearmente distribuita lungo tutto il fronte della trincea tranne che nella zona centrale del sito, dove si hanno valori di conducibilità idraulica più elevati.
Sono state previste 9 stazioni di sollevamento, posizionate a 100 m di distanza l'una dall'altra (distanza stabilita considerando una portata minima per ciascuna stazione di sollevamento non inferiore a 1 m3/h) e rivestite da una resina protettiva, nonchè dotate di elettropompa sommergibile.
L'acqua emunta dalle vasche di sollevamento tramite un'unica tubazione di mandata, in HDPE, O110, PN10, alimenterà il TAF, l'impianto di trattamento delle acque di falda.

Impianto TAF - Trattamento Acque di Falda
L'impianto è stato progettato garantendo la gestione della portata massima di acqua in grado si arrivare dalla trincea drenante. È stato previsto, quindi, un TAF da 15m3/h pari a 360m3/d, operativo per 24h al giorno, in cui i 300m3/d considerati dal modello idrogeologico sono attuabili in 20h di trattamento con evidente ridondanza rispetto ad anomalie, picchi di portata o esigenze di manutenzione.
Le concentrazioni allo scarico devono rispettare i limiti per lo scarico in acque superficiali e devono comunque garantire l'abbattimento degli analiti considerati rilevanti sul piano ambientale, dai quali sono esclusi quelli di origine marina (boro, cloruri, solfati) o comunque riconducibili a fondo naturale.
Anche in falda l'obiettivo della bonifica è il raggiungimento stabile di CSC/valori di fondo, previsto dagli Enti preposti. La verifica di conformità a CSC/valori di fondo sulle acque raccolte dalla trincea drenante al POC, verrà effettuata in pozzetto d'ispezione ubicato prima dell'impianto TAF, sul flusso in ingresso all'impianto.
I tempi per la bonifica della falda sono stati valutati in relazione a quanto già indicato dal MATTM in altri interventi attigui all'area di progetto; il trattamento deve durare non meno del tempo necessario a sostituire 4 volte il volume dei pori della falda contaminata anche qualora si riscontrasse dai monitoraggi la conformità a CSC, ossia 24 mesi.
Il comparto di trattamento e diviso in quattro settori, separati:
1) nel primo settore viene aggiunta una sospensione acquosa di adsorbente;
2) nel secondo settore viene aggiunto il flocculante nella quantità prefissata: se le acque sono troppo alcaline viene dosato acido;
3) nel terzo settore avviene la correzione del pH mediante l›aggiunta di latte di calce;
4) nel quarto settore viene dosata la soluzione di coagulante.
Il flocculante e il coagulante sono aggiunti in quantità fissate e costanti tramite pompe dosatrici del tipo a pistone, a portata variabile secondo il fabbisogno.
Le acque in uscita dal comparto chimico fisico, prima di essere inviate allo scarico, subiscono un processo di filtrazione sia su sabbia quarzifera, per eliminare eventuali particelle rimaste in sospensione, sia su carbone attivo granulare che permette di adsorbire eventuali macromolecole organiche presenti nel refluo.
I fanghi estratti periodicamente dal sedimentatore dell'impianto di depurazione pervengono poi, tramite una pompa, alla filtropressa e più specificatamente nelle cavità esistenti fra le piastre contigue verticali saldamente pressate le une contro le altre a tenuta idraulica. L›acqua contenuta nel fango passa attraverso le tele che avvolgono le piastre e viene raccolta da una canaletta laterale, mentre il fango pressato va a formare dei pannelli disidratati che vengono rimossi alla fine del ciclo e avviati allo stoccaggio in attesa dello smaltimento finale.
Le caratteristiche dell'impianto sono tali da garantire la piena efficacia rispetto a potenziali questioni derivanti dalla presenza di fibre di amianto in falda. Dato che le acque di falda intercettate sono, per definizione, acque di filtrazione è altresì improbabile il riscontro di fibre nelle acque da trattare e, anche ove ciò avvenisse, i dispositivi di progetto sono tali da intercettarle e confinarle eventualmente nei fanghi. Saranno poi i controlli normalmente previsti sui fanghi derivanti dal trattamento per permetterne il corretto smaltimento ad accertare anche l'eventuale presenza di fibre di amianto.

La cassa di colmata e il TAC - Trattamento Acque di Colmata
Nei 14.000 mq di aree attualmente marine verrà realizzata una cassa di colmata che prevede anch'essa dei presidi ambientali per la tenuta e l'isolamento dei volumi in essa contenuti dall'ambiente circostante.
La conterminazione della cassa di colmata è realizzata con diverse tecnologie mutuate dai metodi di confinamento perimetrale. Infatti, la tenuta idraulica in corrispondenza dei cassoni è realizzata con l'infissione (nell'intercapedine tra i cassoni adiacenti) di una coppia di pali MPSP iniettati di miscela profondi 80 m. La tenuta al piede dei cassoni è realizzata con l'inserimento lato mare di un taglione in palancole metalliche reso solidale e a tenuta con i cassoni attraverso un getto in cemento armato e ammorsato per almeno 1,0 m di profondità nel livello impermeabile.

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 95 del n. 5/2017 di Recycling...continua a leggere