La convalida della asserzione ambientale secondo la ISO 14021

Lo strumento più semplice per la filiera della sostenibilità

 

Sta crescendo il numero delle convalide delle asserzioni ambientali emesse in conformità alla ISO 14021.
La convalida rappresenta l'approccio più semplice e immediatamente efficace per l'adozione di una filiera sostenibile nel campo delle costruzioni.
Le aziende stanno recependo le potenzialità di questo sistema, atto a dimostrare la sostenibilità dei prodotti impiegati adottando un approccio già collaudato da parecchi anni per la certificazione del sistema di controllo della produzione in fabbrica richiesto dalla marcatura CE dei prodotti da costruzione o dall' analogo sistema adottato in Italia in ottemperanza al paragrafo 11.1.b del DM 17 gennaio 2018, valido ad esempio per la produzione di calcestruzzo preconfezionato.
Malgrado la iniziale diffidente inerzia dei produttori, ormai il sistema di controllo dei dosaggi e delle contabilità ambientali si sta diffondendo velocemente, anche a seguito della incentivazione ormai diffusa per i prodotti "green".
E' infatti utile ricordare ancora una volta che il DM 11.10.2017 (CAM edilizia) prevede che:
• I produttori devono presentare una "asserzione ambientale auto-dichiarata" in conformità alla norma ISO 14021, che attesti una caratteristica del prodotto, o la rispondenza ad un criterio, e la cui conformità alla norma sia validata da un Organismo di valutazione.
• Gli appaltatori devono adottare sistemi di gestione ambientali certificati secondo la norma ISO 14001 da un Organismo di valutazione accreditato.

Riesce molto semplice al produttore di calcestruzzo preconfezionato controllare le caratteristiche dell'ingrediente aggregato riciclato, piuttosto che del cemento ottenuto da altri cicli produttivi, come ad es. il cemento alla loppa, controllarne i dosaggi, monitorarne le caratteristiche tecniche, dimostrarne la provenienza.
Anche l'ispezione da parte dell'ente di certificazione risulta abbastanza agevole e scevra dalle complessità tipiche di un approccio Life Cycle Assessment connesso alle certificazioni EPD.
I principali compiti dell'ente di certificazione sono di fatto:
• controllare che il produttore di calcestruzzo tenga adeguatamente sotto controllo l'approvvigionamento dei materiali avendo una grande attenzione al riscontro documentale dei requisiti legislativi connessi ai materiali provenienti da recupero immessi nel processo di produzione (ad es. gli aggregati riciclati approvvigionati devono essere il risultato di lavorazioni certificate eseguite su materiali caratterizzati come rifiuti);
• analizzare la contabilità predisposta dalla azienda che attesta il quantitativo di materiale riciclato con il controllo accurato dei documenti di approvvigionamento, e di tutti i documenti connessi.
• riscontrare l'attuazione da parte del produttore di un efficace sistema di controllo aziendale sul processo di produzione in grado di intercettare e gestire adeguatamente eventuali non conformità di prodotto sia rispetto alle caratteristiche tecniche sia rispetto alle prestazioni ambientali.
Per completezza occorre anche notare che le norme tecniche DM 17.01.2018 limitano fortemente la percentuale di aggregati riciclati ammissibile nel calcestruzzo.
La criticità tecnologica sta nel fatto che un aggregato contenente solo frammenti di calcestruzzo e di prefabbricati in calcestruzzo viene classificato con lo stesso codice CER di un aggregato che contiene anche altri componenti, quali mattoni, mattonelle e ceramica,...
Allorquando la filiera di raccolta è sufficientemente accurata da garantire aggregati contenenti solo calcestruzzo, provenienti ad esempio da prefabbricati in calcestruzzo, o da traversine ferroviarie in calcestruzzo, il D.M. 17.01.2018 consente una maggiore percentuale di aggregati riciclati nel calcestruzzo. Questo è il punto su cui la filiera di raccolta deve ancora concentrarsi, perché da questo punto dipende il successo della produzione sostenibile per il calcestruzzo.

E' auspicabile che l'approccio già seguito dal Ministero dell'Ambiente nei CAM edilizia venga ripercorso anche nei CAM strade.
In questo modo anche i produttori di conglomerati bituminosi potranno facilmente dimostrare l'impiego di fresato di asfalto nel confezionamento di miscele bituminose e dimostrare all'ente di certificazione, e quindi al mercato, il crescente e virtuoso ricorso al riutilizzo di materiali che sono stati già messi in opera ed hanno già avuto una vita.
Il sistema virtuoso di convalida della dichiarazione ambientale autodichiarata del contenuto di riciclato diventa una garanzia di sostenibilità per la filiera, una tutela per gli operatori più lungimiranti e pazienti che utilizzano un approccio di responsabilità e di buon senso nel confezionamento dei propri prodotti.
Diventa fondamentale che le stazioni appaltanti inseriscano, anche solo volontariamente per il momento, degli elementi premianti per chi adotta la convalida del contenuto di riciclato secondo ISO 14021, in analogia a quanto è previsto obbligatoriamente per la filiera dell'edilizia, anche per premiare quegli imprenditori più innovativi e coraggiosi, che hanno sostenuto un sforzo per fare di più, senza che alcuno li obbligasse.
La convalida della asseverazione ambientale inerente il contenuto di riciclato secondo ISO 14021 è un approccio che fa crescere gradualmente gli operatori della filiera ed evita un approccio top-down che potrebbe, come capitato in passato, danneggiare i piccoli imprenditori, che rappresentano la parte più rilevante dell'economia nazionale.

La convalida della dichiarazione ambientale inerente il contenuto di riciclato può rappresentare a tutti gli effetti lo strumento con cui far crescere la filiera delle costruzioni sostenibile con un approccio bottom-up piuttosto che top-down.
In questo modo gli imprenditori verrebbero progressivamente educati a fare sempre meglio in tema di sostenibilità, senza trovarsi a dover rincorrere macchinose dimostrazioni inadeguate alla struttura e al sistema di controllo della gestione della produzione adottati nelle imprese del settore in Italia.
L'esperienza che ABICert ha maturato negli impianti di calcestruzzo viene oggi proficuamente applicata presso i produttori di materiali bituminosi, sempre più sensibili alla sostenibilità ambientale, che stanno adottando la dichiarazione ambientale autodichiarata secondo la ISO 14021 in merito al contenuto di riciclato.
E' ragionevole attendersi che anche progettisti e direttori dei lavori facciano tesoro dei positivi risultati applicativi ottenuti in ambito nazionale nella filiera del calcestruzzo, per trasporre questo approccio anche nella prescrizione relativa alle miscele bituminose e agli altri prodotti impiegati nella filiera delle costruzioni.
Il concorso di tutti gli attori coinvolti, committenti, progettisti e direttori dei lavori, imprese e produttori potrà consentire in tempi ragionevolmente brevi la trasformazione dell'attuale filiera in una filiera circolare senza che la filiera, già afflitta da crisi di recessione, subisca la penalizzazione di prestazioni tecnologiche spesso connessa ad una filiera "green a tutti i costi" imposta con un approccio top-down.
E' auspicabile una riflessione da parte di tutti gli stakeholders per favorire una reale ed approfondita consultazione delle parti interessate che attribuisca i giusti pesi ai diversi criteri di aggregazione delle modalità di strutturare una filiera sostenibile nel campo stradale e di garantirne un adeguato controllo, tecnologicamente significativo ed attendibile.
L'obiettivo della nostra società civile è sicuramente quello di declinare in termini di sostenibilità una filiera di elevato valore tecnologico, nel rispetto delle modalità organizzative e delle strutture operative tipiche del nostro Paese, prevenendo e scongiurando l'adozione di modelli troppo complessi ed inverosimili rispetto alla struttura produttiva del nostro territorio che potrebbero penalizzare, come già capitato per tanti prodotti, il sistema produttivo nazionale, senza arrivare, fra l'altro, al raggiungimento di un risultato concretamente sostenibile.

E' parimenti importante che la filiera "green" non si accontenti di prestazioni inferiori sotto il profilo tecnologico, ma, al contrario, assicuri prestazioni quantomeno analoghe a quelle ottenute con impiego di materiali vergini come già avviene pienamente nel caso del conglomerato bituminoso.
Sarebbe opportuno che le diverse Parti Interessate facessero sentire la propria voce formulando delle proposte volte a rendere sempre più sempre più sostenibile la filiera delle costruzioni, educando progressivamente tutti gli operatori ad una crescita innovativa, condivisa, non pigra, che si avvalga di strumenti di misurazione adeguati ai processi e ai fenomeni in atto nel nostro Paese, diventandone sempre più consapevolmente attori performanti nella sostenibilità. Occorre favorire una crescita volontaria che sia vissuta dagli operatori quali protagonisti e non subita.
Tali approcci e strumenti potranno poi anche essere trasferiti in altri paesi del Sud Europa ed emulati localmente.
Complessi strumenti derivati da sistemi di controllo provenienti dal mondo di cultura anglosassone sono tipici di grandi progetti e non sempre sono adeguati alla struttura delle unità produttive ed alle modalità di interazione commerciale presenti nel nostro Paese.
Occorre piuttosto organizzare e strutturare le reali potenzialità dei produttori delineando per loro un percorso di crescita nella sostenibilità senza inseguire farraginose metodologie che agevolerebbero solo grandi imprese, magari straniere..