Discariche abusive

Attuazione delle "linee guida di standardizzazione dei procedimenti di messa in sicurezza/bonifica relativi alle discariche abusive e ai siti di abbandono dei rifiuti" e spunti per l'accettazione delle passività ambientali


Il progetto Mettiamoci in Riga, nato da una collaborazione tra Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), e Sogesid S.p.A., ha prodotto, nell'ambito della linea di intervento "regolarizzazione di discariche abusive", in breve linea L6, lo sviluppo di apposite "Linee guida per la standardizzazione dei procedimenti di messa in sicurezza/bonifica relativi alle discariche e ai siti di abbandono dei rifiuti". Con un orizzonte temporale al 31/07/2023 la linea di interventi L6 si propone di fornire: a) supporto alle regioni nell'implementazione del piano bonifiche per quanto attiene alle aree colpite da sversamenti di rifiuti. b) supporto alle amministrazioni locali nel percorso di regolarizzazione e riqualificazione di "siti contaminati" in conseguenza dello sversamento di rifiuti. Per ciascuna regione/provincia autonoma si intende individuare di concerto con l'ente preposto, qualora lo stesso non lo avesse già fatto, almeno un Comune che ospita un sito contaminato per lo sversamento di rifiuti e fornire supporto specifico. c) rifunzionalizzazione di siti. Si intende individuare, nell'ambito dei siti regolarizzati o dei siti contaminati, sei casi studio sui quali implementare specifiche attività finalizzate a definirne la possibile rifunzionalizzazione, attraverso la predisposizione di un project plan di riconversione per ciascuno di essi.
Infine, è stata analizzata la possibilità dell'accettazione della "passività ambientale" del sito di discarica mediante riutilizzo dello stesso per la realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e, quindi, come meccanismo di superamento dell'effetto NIMBY/NIMTO.


La linea L6 del Progetto Mettiamoci in Riga

La linea d'intervento L6 del Progetto Mettiamoci in RIGA è nata con l'obiettivo di individuare una procedura standardizzata per pervenire alla regolarizzazione dei siti di discarica non conformi alle direttive comunitarie e di fornire alle amministrazioni coinvolte nella gestione di tali siti gli strumenti operativi idonei al superamento di tale criticità. La linea d'intervento ha visto la propria azione articolata nelle tre attività: A6.1 (conclusa), A6.2 (conclusa) e A.6.3 (in corso).

A6.1 Definizione e condivisione di procedimenti standard per l'adeguamento delle discariche abusive ai criteri indicati dalla Commissione europea
È stata effettuata una prima analisi di dettaglio dello stato dei procedimenti per ciascuna discarica in procedura di infrazione; attraverso il supporto delle pubbliche amministrazioni competenti e l'organizzazione di 8 incontri sul territorio, sono stati approfonditi tutti gli aspetti concernenti le attività svolte a partire dalla cessazione del conferimento in discarica, catalogazione dei rifiuti se pericolosi, caratterizzazione delle matrici ambientali impattate dalla presenza dei rifiuti (rif. art. 242 e successivi del D.Lgs 152/2006 e s.m.i.).
Nell'ambito di questo blocco di attività sono state individuate buone prassi per indirizzare il lavoro delle fasi successive - in particolare individuando, per ciascuna discarica, un set minimo di informazioni sulla chiusura - nonché realizzati alcuni workshop sugli esiti delle attività svolte.
Nello specifico, sono stati effettuati otto sopralluoghi nelle Regioni interessate dalla presenza di siti di discarica in procedura d'infrazione e tre workshop.

A6.2 Rafforzamento delle Amministrazioni responsabili della gestione e chiusura delle discariche abusive. Predisposizione di linee guida - Ruolo di indirizzo del MASE
A partire dai dati raccolti nella attività precedente (A.6.1), sono stati sviluppati alcuni casi studio, riferiti sia a regioni con la presenza di siti in procedura di infrazione che a regioni più virtuose per la gestione delle discariche, nonché prodotta una linea guida contenente gli strumenti utili per prevenire la formazione di discariche abusive e attuare, laddove necessario, gli interventi di messa in sicurezza permanente/bonifica. Sono stati, inoltre, organizzati alcuni seminari divulgativi rivolti a un vasto panel di soggetti, compresi quelli che non sono stati coinvolti nell'ambito di procedure di infrazione (enti e amministrazioni competenti in materia di gestione dei rifiuti e salvaguardia del territorio, enti pubblici di ricerca, ecc.).
Per tale attività è stato predisposto il documento di indirizzo, a cura della Linea d'intervento L6, emanato nel dicembre 2020, denominato "Linee guida per la standardizzazione dei procedimenti di messa in sicurezza/bonifica relativi alle discariche e ai siti di abbandono dei rifiuti", in cui sono trattati tutti gli argomenti concernenti la regolarizzazione e la riconversione dei siti di discarica abusiva e delle aree oggetto di abbandono incontrollato dei rifiuti.

A6.3: Applicazione su scala reale delle linee guida mediante supporto alle Regioni e istruttoria di casi specifici
a) Supporto alle Regioni nell'implementazione del piano bonifiche per quanto attiene alle aree colpite da sversamenti di rifiuti.  
È auspicabile che le indicazioni contenute nelle Linee guida di cui al punto A6.2, relative alle modalità ed iter di regolarizzazione e di riconversione a nuovo utilizzo dei siti interessati dalla presenza di discariche abusive, o comunque irregolari, vengano recepite ed implementate nei Piani delle Bonifiche delle singole Regioni. È previsto pertanto il supporto alle Regioni per "rileggere" alla luce delle Linee guida in parola, i contenuti dei singoli Piani delle Bonifiche, al fine della verifica della compliance con gli indirizzi e le normative nazionali e unionali. È stata prevista quindi l'acquisizione dei 21 piani di bonifica, che sono stati sottoposti a verifica di compliance, cui sono seguiti appositi tavoli tecnici e la redazione delle relazioni di sintesi che, attraverso un documento tecnico, costituiscono l'output del punto A.6.3.a). Per ciascuna regione/provincia autonoma, infine, si intende individuare, di concerto con l'Ente, almeno un Comune che ospita un "sito contaminato" da supportare attraverso l'attività descritta al successivo punto b).
b) Supporto alle amministrazioni locali nel percorso di regolarizzazione e riqualificazione di siti contaminati in conseguenza dello sversamento di rifiuti.
Si intende promuovere un'attività di affiancamento a favore degli uffici tecnici dei Comuni che saranno supportati al fine di far acquisire loro le competenze necessarie per la realizzazione del progetto, per la gestione dell'intero iter tecnico, giuridico e amministrativo/finanziario entro le tempistiche prefissate. L'obiettivo che si intende perseguire è quello di superare la logica "sostitutiva" e puntare ad una progressiva autonomia gestionale dei processi da parte dell'anello più debole della filiera istituzionale rappresentato dai Comuni, il cui operato fa sempre la differenza rispetto al perseguimento degli obiettivi globali, individuando al contempo, modalità di potenziamento stabile e duraturo degli uffici coinvolti.
c) Rifunzionalizzazione di siti.
Nelle Linee guida (di cui all'A6.2) è stata introdotta la rifunzionalizzazione del sito regolarizzato con l'obiettivo di contrastare il consumo di suolo e al contempo, il riproporsi del fenomeno dell'abbandono di rifiuti e il conseguente degrado ambientale. Si intende quindi individuare nell'ambito dei siti regolarizzati o dei siti contaminati di cui al precedente punto b), 6 casi studio sui quali implementare specifiche attività finalizzate a definirne la possibile rifunzionalizzazione, attraverso la predisposizione di un project plan di riconversione per ciascuno di questi casi-tipo.


L'accettazione della "passività ambientale" del sito di discarica come meccanismo di superamento dell'effetto nimby/nimto

Come noto il recupero dei siti di discarica - abusive o non - produce effetti sociali rilevanti, rappresentando un'arma potente di educazione ambientale, che coinvolge i cittadini nella comprensione del fenomeno dell'abbandono e degli impatti negativi conseguenti non solo sull'ambiente, ma anche sulla risorsa economica pubblica. La riconversione è utile ai fini dell'autocontrollo e va nella direzione opposta del consumo di suolo.
Una volta "recuperato" il sito oggetto di sversamenti la destinazione più sostenibile per il territorio, sotto il profilo ambientale, e socialmente più accettabile è il riutilizzo ai fini della realizzazione di impianti di gestione rifiuti (ad es. di recupero/trattamento). Pertanto, si passerebbe dalla gestione post-mortem del sito (spesso di difficile attuazione soprattutto per ragioni economiche) alla gestione operativa di un nuovo impianto di gestione dei rifiuti.
È noto che la prima delle questioni da indagare nella scelta localizzativa di un impianto è proprio la sua accettabilità sociale.
In Italia, lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti non è limitato dai soli ostacoli tecnico-burocratici, ma anche, appunto, dalle azioni oppositrici dei cosiddetti comitati NIMBY (Not In My Back Yard) e NIMTO (Not In My Terms of Office).
Il fenomeno NIMBY ("non nel mio cortile") può scaturire non solo per meri interessi privati ma anche quando la popolazione viene esclusa dai processi decisionali, vedendosi "calare dall'alto" scelte già prese ai tavoli istituzionali . In questo caso, è normale che non essendo sufficientemente informati e nel sentirsi inascoltati i cittadini si oppongano duramente a ciò che viene loro imposto.
Per il NIMTO ("non durante il mio mandato") l'opponente non è più il privato cittadino, ma i rappresentanti politici delle istituzioni, che non intendono perdere consenso elettorale, approvando progetti osteggiati dalla popolazione. L'azione di queste forze viene monitorata ormai da molti anni dall'Osservatorio Nimby Forum. Per facilitare la loro classificazione, l'Osservatorio Nimby Forum suddivide gli impianti contestati in quattro macro categorie: infrastrutture, rifiuti, comparto energetico e altro.
Proprio gli impianti di trattamento dei rifiuti rappresentano un terzo dei progetti osteggiati, a riprova dell'utilità di intervenire in aree già accettate, ovvero più accettabili. La conseguente localizzazione in prossimità delle discariche genera quindi un fenomeno sociale virtuoso: non solo perché il vicino o il politico comprendono che l'area ha già una destinazione ontologicamente compatibile, ma la realizzazione dell'impianto impone il controllo dell'area, facendo in modo di garantire che quanto accaduto - lecito o illecito - non si ripresenterà più.

Il landfill mining

Con il termine landfill mining (LFM) si intende l'escavazione di rifiuti solidi precedentemente smaltiti in discarica e il loro successivo trattamento finalizzato a separare e selezionare diverse componenti (materiale fine, frazioni recuperabili e residui), destinate ad essere successivamente gestite in modo differenziato.
Il LFM è una tecnica di bonifica (risalente agli anni '90) che è tornata all'attenzione sia per la crescente preoccupazione dell'impatto delle discariche nella contaminazione delle matrici ambientali sia per l'esigenza di individuare nuove aree per gli impianti di trattamento/smaltimento dei rifiuti.
Oltre ad andare nella direzione dell'accettazione della "passività ambientale" del sito di discarica come meccanismo di superamento dell'effetto NIMBY/NIMTO, il landfill mining sposa appieno il concetto di economia circolare, in quanto consente di recuperare materiale riportandolo a nuova vita, il tutto in linea con la gerarchia di gestione dei rifiuti prevista dalla normativa.
Il modello di gestione lineare dei rifiuti ha infatti prodotto in Europa un numero di discariche stimabile in circa 500.000 che costituiscono una forte pressione nei confronti delle matrici ambientali circostanti.  
I vantaggi ottenibili con l'applicazione di tale tecnica alle vecchie discariche sono:
- risoluzione totale e definitiva del problema ambientale rimuovendo i rifiuti conferiti in aree non adeguatamente predisposte;
- recupero di risorse riciclabili o riutilizzabili;
- recupero di volume e di superfici.
Il trattamento dei rifiuti stoccati in discarica (eventualmente trattati aerobicamente prima delle operazioni di apertura della discarica) permette il recupero delle seguenti frazioni: materiale riciclabile, frazione combustibile e frazione terrosa.
Generalmente lo scavo in discarica viene eseguito con i mezzi classici usati per effettuare uno scavo all'aperto; il materiale estratto può essere trattato immediatamente o stoccato in pile per essere trattato in seguito. Eseguito lo scavo si procede alla separazione della massa estratta in diverse frazioni, il numero e la composizione delle quali dipende dal grado di recupero che si vuole ottenere e dalla tipologia di rifiuti presenti. Un caso esemplificativo di intervento di LFM può essere schematizzato come in figura.

Il caso di un impianto di TMB e di un impianto di compostaggio in prossimità di una ex discarica
L'intervento proposto prevede la realizzazione e l'esercizio di una piattaforma di trattamento rifiuti urbani composta da due sezioni impiantistiche distinte per:
- frazione organica di RSU derivante dalla raccolta differenziata e sfalci verdi derivanti dalla potatura di parchi e giardini;
- rifiuti solidi urbani indifferenziati e/o rifiuto indifferenziato residuale dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
La suddetta piattaforma verrà realizzata in un'area adiacente ad una discarica attualmente in fase post-operativa;
L'iniziativa progettuale nasce dall'esigenza di rifunzionalizzare ed adeguare una piattaforma impiantistica esistente (a servizio della discarica oggi in fase di gestione post operativa) in modo da intervenire all'interno di un sito che necessita di interventi di mitigazione dei rischi ambientali, per effetto delle condizioni di degrado in cui versa l'adiacente discarica.
Le scelte progettuali sono indirizzate:
- alla salvaguardia delle opere, ancora in buone condizioni, funzionali alla realizzazione della nuova piattaforma;
- alla dismissione e/o demolizione delle restanti strutture e degli impianti obsoleti e non più funzionali al nuovo layout impiantistico;
- alla riattivazione ed integrazione funzionale dell'impianto, esistente, per il trattamento del percolato;
- alla riattivazione dell'impianto di cogenerazione a servizio della discarica, con conseguenti benefici anche in termini di recuperi energetici.

Il caso di una discarica inserita in un biotopo la cui rifunzionalizzazione ha previsto un parco fotovoltaico
La discarica del Rio Valsura a Sinigo nella provincia autonoma di Bolzano, si compone di due colline: la prima ha avuto origine dal riempimento con rifiuti solidi urbani degli scavi effettuati sul delta del Rio Valsura dell'Adige per l'estrazione della ghiaia, fin sotto il livello di falda (alcun intervento); la seconda che ha avuto origine negli anni '80 a seguito dell'abbancamento di rifiuti solidi urbani da parte del comune di Burgraviato (intervento di messa in sicurezza permanente). In particolare, i lavori di messa in sicurezza permanente, risalenti al 1997, hanno interessato una superficie complessiva pari a circa 2,5 ettari. Sul corpo discarica si è prevista:
- una stradina a mezza che raggiunge la sommità su cui è stata realizzata una piattaforma dalla quale poter osservare il biotopo del delta del Rio Valsura;
- l'istallazione di un impianto fotovoltaico.


Il caso di una discarica la cui rifunzionalizzazione prevede strutture per attività ricreative

La cosiddetta nuova discarica di Castelfirmiano, gestita dal Comune di Bolzano dal 1969 al 1992, è stata interessata da conferimenti per circa 1,5 milioni di m3 di rifiuti misti (RSU, industriali/artigianali e materiali da demolizione).
Il progetto di bonifica ha previsto una serie di interventi quali: diaframmi per sbarrare l'infiltrazione del percolato, rete di biogas e impianto di trattamento per minimizzare gli odori, riprofilatura, regimentazione delle acque meteoriche, impermeabilizzazione, sistemi di monitoraggio e controllo, ecc..
Sulla base dell'analisi di rischio ambientale/sanitario è stato necessario:
- confermare la necessità di interdire la risorsa idrica locale per uso potabile, entro un raggio di circa 4 km dall'area rappresentativa della sorgente;
- definire i criteri per l'eventuale realizzazione di una barriera idraulica per controllare ed intercettare la falda.
Il progetto prevede la rifunzionalizzazione dell'area mediante la realizzazione di impianti sportivi (campi di tennis e padel).


Conclusioni

Come rappresentato nei paragrafi precedenti, le attività espletate dalla linea di intervento L6 "regolarizzazione di discariche abusive", nell'ambito del progetto Mettiamoci in Riga, costituiscono un valido supporto per le regioni e per le amministrazioni locali in materia di regolarizzazione e riqualificazione di "siti contaminati", con particolare riferimento alla messa in sicurezza/bonifica relativa alle discariche e ai siti di abbandono dei rifiuti, nonché alla loro rifunzionalizzazione. L'ampia scala territoriale di azione delle attività di linea consente, inoltre, di individuare e trasferire best practice per la riqualificazione/rifunzionalizzazione/valorizzazione di un "sito contaminato" su tutto il territorio nazionale.