Trattamento rifiuti

La sindrome di NIMBY - Not In My Back Yard e meno aree destinabili allo stoccaggio, hanno portato a rivedere il significato di "rifiuto", non più come fase finale ma intermedia della vita di un materiale, puntando il più possibile al suo recupero e riciclo

Fino a non molto tempo fa, tutto quanto era considerato scarto finiva tumulato nelle discariche, senza tanti complimenti, dove sarebbe rimasto per sempre quale reperto per le future generazioni. Il fatto che, però, con il trascorrere degli anni si individuassero sempre meno aree destinabili allo stoccaggio dei rifiuti e sempre maggiore si manifestasse il fastidio degli abitanti dei dintorni (evidenziato dalla così designata Sindrome di NIMBY - Not In My Back Yard = Non Nel Mio Cortile), indusse i direttamente interessati a riflettere in modo diverso, puntando sulla possibilità di trattare i rifiuti e, quando possibile, recuperare la parte riciclabile. Alla luce di tutto ciò è nata l'esigenza di rivedere il significato del nome "rifiuto" ogni volta che compare nel ragionamento. Questo perché, quando si parla di rifiuto, subito si è portati a pensare che esso sia destinato a una fine, come se fosse giunto al termine di un percorso, che ha esaurito le sue funzioni e che la conclusione logica non possa essere altro che il suo annientamento definitivo. Invero, non è proprio così, anzi: quando si parla di rifiuti - e questo vale particolarmente per le collettività più progredite - si intende la fase intermedia della vita di un certo materiale, di cui una frazione è decisamente da smaltire, e come tale deve essere tolta dalla circolazione, mentre quella restante può diventare materia prima secondaria e, da non sottovalutare, anche fonte di energia. Di conseguenza, il rifiuto è tale soltanto in parte, in quanto si riesce a recuperare l'altra parte, con appropriati processi. Per di più, è basilare il fatto che il rifiuto sia una fonte inesauribile alla quale l'uomo può attingere senza timore di restare sprovvisto, dato che, con le sue attività artigianali, industriali, di vita domestica e quant'altro, egli seguiterà a produrne a bizzeffe e ciò per tutto il tempo che continuerà a calpestare il suolo del Pianeta Terra.

In effetti, secondo l'International Solid Waste Association, nel mondo si ha la formazione di circa quattro miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno, di cui la metà è costituita da scarti urbani e l'altra metà da residui dell'industria e della produzione. Pertanto, occorre dare ragione all'UE che, con le sua direttive, oltre a consigliare di produrre il minimo possibile di scarti, ha prescritto una serie di provvedimenti in base ai quali si deve costruire un sistema integrato di impianti di selezione e smaltimento (cioè recupero e scarto nel vero senso della parola), in maniera tale di massimizzare le risorse estraibili dai rifiuti e, nel contempo, di ridimensionare l'impatto che il tutto ha sull'ambiente. Pertanto, la raccolta dei rifiuti, che un tempo era sempre tutta indifferenziata, è stata suddivisa fra indifferenziata e differenziata. Per metterla in atto, si è coinvolta anche la popolazione, produttrice di una cospicua parte di rifiuti (nei Paesi industrializzati si parla di circa 500 chilogrammi pro-capite ogni anno), a fare una prima scelta, già in partenza, fra ciò che deve essere smaltito in discarica e ciò che può essere recuperato e riciclato. Così, ecco la raccolta differenziata effettuata dai cittadini che - una volta eliminato quanto non è in nessuna maniera riciclabile e che finisce nel materiale indifferenziato destinato alla discarica - prevede una distinzione in base alla natura degli scarti che consente di indirizzarli verso i rispettivi trattamenti di recupero. Gli impianti di trattamento dei rifiuti rappresentano il collegamento fra i cittadini virtuosi e i gestori dei materiali recuperati e riciclati, i quali, ultimi, saranno tanto più favoriti nel loro lavoro quanto più la prima selezione sarà minuziosa. In effetti, nel processo di riciclo è di fondamentale importanza l'assenza di materiali estranei ai rifiuti selezionati.

Impianti di selezione
Il funzionamento degli impianti può essere sintetizzato come segue. I rifiuti, provenienti dalla raccolta differenziata, per mezzo di un caricatore meccanico sono posti su un nastro trasportatore e avviati al rispettivo settore, in base alla loro natura; qui sono inseriti in un vibro-vaglio, in pratica un filtro rotante, che serve unicamente a rimuovere i corpi estranei di piccole dimensioni, quali possono essere pile, lattine, oggettini in plastica, pezzetti di ceramica, tanto per citarne alcuni; questi formano il cosiddetto sotto vaglio, che va smaltito per conto suo. Poi, all'uscita dal vibro-vaglio, un altro nastro trasportatore convoglia la parte rimasta in una postazione di selezione, dove gli operatori addetti provvedono a indirizzare le varie tipologie di rifiuto verso i relativi contenitori (per la plastica, per esempio, la distinzione può essere fra PVC, PP o PE). Quando i contenitori sono colmi, il materiale risultante, con l'ausilio di benne, è inserito entro presse compattatrici che lo trasformano in parallelepipedi pronti per il loro conferimento ai produttori specifici.
Per quanto riguarda il recupero della carta, piace ricordare che la produzione di una tonnellata di carta riciclata comporta un risparmio di circa quattrocentomila litri di acqua e più di cinquemila kWh di energia elettrica, cui si aggiunge la sopravvivenza di una quindicina di alberi nei confronti di una tonnellata di carta nuova. In definitiva, gli impianti di riciclaggio rappresentano la corretta conclusione della raccolta differenziata.

Compostaggio
Un discorso a parte meritano i rifiuti organici (cioè i resti di cibo, di preparazioni alimentari o di altro ancora), che qualcuno sintetizza con il vocabolo "secco-umido", e che possono essere indicati anche con l'acronimo FORSU, cioè Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani.
Anche questi un tempo finivano nelle discariche, sollevando parecchi problemi e reazioni spesso muscolari da parte dei cittadini dei paraggi, a causa dei miasmi messi in circolazione dalla degradazione delle sostanze organiche per azione di batteri anaerobici, anche perché succedeva spesso che il biogas prodotto (costituito soprattutto da metano) non era raccolto e utilizzato per produrre calore o energia elettrica, bensì si lasciava disperdere liberamente nell'ambiente aereo. E da non scordare che anche il percolato, cioè il liquame che si forma negli strati dei rifiuti e che si deposita sul fondo della discarica, ha il suo peso nell'impatto ambientale, anche perché, in caso della presenza di falle nella protezione sottostante, può inquinare le falde sotterranee.
In effetti, oggi nelle vecchie discariche, mentre il percolato è raccolto e inviato allo smaltimento, il biogas è utilizzato per la cogenerazione, vale a dire per la produzione di energia e calore.
Un'importante settore del recupero riguarda la formazione di un ottimo fertilizzante, vale a dire il compost (terricciato o composta), che è ciò che si ottiene con la bi-ossidazione e l'umidificazione di una miscela di sostanze organiche (quali, ad esempio, rifiuti di cucina, letame, liquame vario, scarti di potatura, oppure residui di giardinaggio, rappresentati da foglie ed erbe di falciatura o, ancora, fanghi di depurazione derivanti da acque reflue civili e agroindustriali, con l'accortezza di togliere i metalli) eseguite da microrganismi - batteri e funghi - con il favore di condizioni particolari, evidenziate particolarmente da abbondanza di fosforo e azoto.
Dal punto di vista esecutivo, i rifiuti grezzi, quando giungono all'impianto, sono liberati immediatamente dagli scarti di dimensioni ingombranti, quindi sono triturati, vagliati, in modo da renderli una miscela omogenea, depurati dalla presenza di metalli, mescolati con altri eventuali substrati e ripuliti dai resti di plastica. Dopodiché, si possono seguire sistemazioni della miscela in diverse maniere: o si preferiscono sistemi aperti, in cui i cumuli sono aerati o rivoltati, oppure si adottano sistemi chiusi, in cui il materiale è inserito in contenitori di diverso tipo e forma (sili, container, celle, tamburi, trincee, bacini) o ancora si propende per sistemi alternativi, come le andane, che sono strisce di terreno fra due file di alberi o di altro. Dopo alcuni giorni di riposo, ha inizio l'azione diretta dei microrganismi, che causa un aumento della temperatura sino a 65-70°C, sufficiente a eliminare gli eventuali agenti patogeni, e dalla quale si ha l'attività bi-ossidabile, che può durare da alcuni giorni ad alcune settimane; e poi, entro alcuni mesi, con l'abbassamento della temperatura, si perviene all'umificazione. Affinché l'operazione sia ottimale l'umidità deve aggirarsi attorno al 45-60%, mentre l'ossigeno, essendo indispensabile perchè l'azione dei microrganismi aerobi avvenga, non meno del 10%, il 15% rappresenta l'optimum.

Conclusioni
La raccolta differenziata consente di affrontare l'annoso problema della sistemazione dei rifiuti con maggiore tranquillità, in quanto solamente una parte non può essere in nessuna maniera recuperata, per cui l'esigenza di trovare dove installare nuove discariche è quasi del tutto annullata, tenendo anche conto del fatto che, se proprio non si può fare diversamente, si può sempre e comunque ricorrere all'incenerimento o, meglio, alla termovalorizzazione (ancora una volta può subentrare la già citata Sindrome di NIMBY, però, a onor del vero, non è inopportuno ricordare che ci sono città anche molto importanti, come Vienna, per citarne una, che nel loro ambito hanno termovalorizzatori funzionanti e per nulla inquinanti).
Gli impianti di riciclaggio possono essere ritenuti come la fase conclusiva di una ragionata gestione dei rifiuti e, quindi, della raccolta differenziata.
E il compost, derivante dal materiale organico, è un valido fertilizzante che, ricco com'è sia di azoto sia di fosforo, è utilmente impiegabile in tantissime colture, con risultati soddisfacenti sia per i prodotti coltivati, sia per i ritorni economici mai da sottovalutare.