Dal Sertão alla Puglia

In Puglia, sui terreni colpiti dalla Xylella, nascerà il primo impianto europeo di biogas alimentato con i cladodi, le pale del fico d'India. Per questo importante progetto, la startup agricola leccese Wakonda Spa si è affidata a Sebigas che si occuperà, in qualità di technology provider, della progettazione e della realizzazione degli impianti tecnologici

È un'idea che arriva da lontano, dal Sertão brasiliano, quella della startup leccese Wakonda Spa che, grazie al supporto tecnologico di Sebigas, costruirà in Puglia il primo impianto biogas d'Europa per la produzione di energia elettrica e termica e di fertilizzante organico di alta qualità alimentato prevalentemente con i cladodi, le pale del fico d'India.
"In Brasile verso la fine degli anni '90 più di 2 milioni di ettari di terreno sono stati riconvertiti per coltivare l'Opuntia, una pianta in grado di prosperare anche in zone aride come quelle del Sertão brasiliano. La coltivazione di questa tipologia di pianta, utilizzata per la produzione di foraggio, ha permesso lo sviluppo di numerose fattorie e allevamenti rendendo, oggi, il Brasile il primo produttore di carne bovina al mondo", ha raccontato Andrea Ortenzi, Ceo e Founder di Wakonda.
Al centro di numerosi studi, tra cui quello dell'Università del Nevada "Five-Year field trial of the biomass productivity and water input response of cactus pear as a bioenergy feedstock for arid lands", sembra che nei prossimi anni il fico d'India, grazie alle sue caratteristiche, diventerà una delle principali colture nelle zone semi aride dove potrà essere utilizzato non solo come foraggio ma anche come biomassa per la produzione di biocarburante, biogas e di conseguenza bioenergia rinnovabile. L'Opuntia è infatti in grado di resistere alle alte temperature e alla siccità, la sua coltivazione richiede un quantitativo di acqua dieci volte inferiore rispetto al mais e circa quindici rispetto alla soia. Inoltre l'Opuntia cresce perfettamente anche sotto i pannelli solari, per cui su questi terreni è possibile implementare anche l'agrivoltaico. Il potenziale energetico dell'Opuntia è di 50-80 m3 di biogas grezzo per ogni tonnellata di cladodi tal quali in funzione del loro contenuto di acqua.
Wakonda è la prima società che si occupa non solo della coltivazione dell'Opuntia ma anche della sua trasformazione per utilizzi molteplici, come la produzione alimentare per l'ottenimento di farine o proteine, bevande e succhi ma anche per la produzione di cosmetici e prodotti nutraceutici.

La piaga della Xylella e il progetto Wakonda
Il progetto Wakonda è stato avviato sui terreni precedentemente colpiti dalla piaga della Xylella e non più idonei a coltivazioni nobili che, come tanti altri in Puglia ed in generale nel meridione, corrono il rischio di rimanere incolti ed abbandonati. "A Lecce e in provincia di Brindisi, la Xylella ha danneggiato circa 93mila ettari di terreno, e di questi ben 60mila resteranno incolti. La nostra tecnica di coltivazione e di trasformazione del fico d'india vuole essere un "modello aperto" di sviluppo, anche dal punto di vista paesaggistico ed ambientale, che consentirà di recuperare molti dei terreni rimasti improduttivi a causa della piaga della Xylella. Confidiamo che questo con Sebigas sia il primo di una serie di progetti che sono possibili anche grazie alle importanti novità legislative che cercano di coniugare efficienza agricola e produzione di Energie Rinnovabili", ha dichiarato Ortenzi.
Sebigas, società di ingegneria attiva dal 2008 e specializzata nella progettazione, fornitura e gestione di impianti di biogas e biometano in tutto il mondo è stata scelta da Wakonda per la progettazione e la realizzazione dell'impianto che avrà una potenza installata di 300 kW; l'energia elettrica prodotta sarà ceduta alla rete, Il calore proveniente dalla cogenerazione verrà completamente utilizzato nel processo di digestione anaerobica oltre che nei processi produttivi di Wakonda, mentre il digestato, ricco di sostanze nutritive, verrà utilizzato come fertilizzante per i terreni circostanti. Una volta in funzione, il nuovo impianto eviterà l'immissione in atmosfera di più di 11.000 tonnellate di CO2 ogni anno.

Le peculiarità dell'impianto: alle radici del progetto
La trasformazione di una matrice particolare come l'Opuntia ha sicuramente messo in luce la flessibilità delle soluzioni Sebigas in grado di adattarsi alle richieste del cliente; in questo caso, ad esempio, era necessario riuscire a  gestire diverse biomasse all'interno di un unico digestore visto che l'impianto, oltre all'Opuntia, verrà alimentato anche da altri sottoprodotti locali come: sansa di olive, vinacce, siero di latte e pollina, per un totale di circa 16.000 tonnellate di scarti agroalimentari e zootecnici.
"L'Opuntia, per le sue caratteristiche e per i molteplici utilizzi a cui si presta, ha richiesto particolare attenzione nella fase di pre-trattamento la quale si è perfettamente integrata nella successiva fase di biodigestione massimizzando la produzione energetica", spiega Roberto Salmaso, General Manager Sebigas.
Il cuore dell'impianto è costituito da un digestore primario e da un secondario che funge da stoccaggio del digestato. All'interno del digestore la sostanza organica contenuta nell'Opuntia viene trasformata in una miscela di biogas, costituita prevalentemente da metano, che viene stoccata all'interno delle due cupole gasometriche. Successivamente il biogas, opportunamente trattato, viene inviato al sistema di cogenerazione.
Il sistema di cogenerazione produce energia elettrica, immessa nella rete nazionale e, grazie al recupero dei fumi di scarico, anche energia termica. Il calore recuperato viene impiegato sia per soddisfare le esigenze dell'impianto stesso, ad esempio per mantenere la giusta temperatura all'interno del digestore, sia per le utenze industriali o di teleriscaldamento.
"L'efficienza dell'impianto di biogas è, quindi massimizzata attraverso l'utilizzo virtuoso di elettricità e calore", precisa Salmaso.  
"Inseriamo all'interno del digestore gli scarti della produzione più una parte della produzione stessa, il calore generato dall'impianto viene utilizzato anche per essiccare le farine e i mangimi che produciamo. Quindi per noi è una fonte concreta di guadagno in quanto abbassa i costi industriali", commenta Ortenzi.
Il digestato sia liquido che solido potrà essere utilizzato nell'irrigazione, inoltre la frazione liquida ricavata dall'Opuntia può essere utilizzata per l'abbeveraggio degli animali essendo una sostanza ricca di calcio.
Il progetto di Wakonda sarà completato nella primavera del 2024, uno splendido esempio di economia circolare che dà nuova vita al territorio sfruttando a pieno le potenzialità dell'Opuntia.


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