Un passo verso il futuro

Montalbetti spa protagonista di una importante opera di ristrutturazione urbanistica nel comune di Crema (CR), dove a seguito della demolizione di edifici industriali in disuso, si provvederà alla costruzione di un nuovo sottopassaggio ferroviario. Un'opera strategica per la riqualificazione di tutta l'area nord est del comune


Il comune di Crema guarda al futuro, e lo fa mettendo in atto una serie di iniziative volte a riqualificare l'area della stazione.
Investimenti all'insegna della mobilità sostenibile che hanno interessato anche una zona periferica a nord del territorio comunale denominata "Ex Ferriera", dove la ditta Montalbetti spa si è aggiudicata l'appalto per i lavori di demolizione propedeutici alla realizzazione di un sottopassaggio ferroviario.

Un progetto da ben 5 milioni di euro nato dalla sinergia tra la Regione Lombardia, RFI e il comune di crema concepito nell'ambito della campagna "Crema 2020".
"Si tratta di un'opera strategica per tutto il territorio comunale che ci permetterà di ricongiungere la parte centrale della città con quella nord-est", ha sottolineato Stefania Bonaldi, Sindaco del Comune di Crema.

L'intervento di demolizione iniziato i primi di settembre ha riguardato dei fabbricati ubicati lungo il tracciato della ferrovia Treviglio-Cremona e lungo Via Gaeta.
Una zona ribattezza appunto "Ex Ferriera", nel Quartiere di Santa Maria della Croce, interessata in passato da un forte sviluppo industriale ed oggi completamente dismessa, che deve il suo nome da una Acciaieria Ferriera, "Ferriera di Crema P. Stramezzi & C." nata nei primi del novecento e ferma definitivamente dal '95.
"È un lavoro che entra nel cuore della storia industriale cremasca, la Ferriera è legata a doppio filo con molte famiglie del luogo. Non c'è un cremasco che non abbia avuto un parente che ha lavorato lì prima che l'area venisse abbandonata", ha aggiunto Stefania Bonaldi, Sindaco del Comune di Crema.

Ed è proprio alla luce di queste considerazioni che Montalbetti spa, azienda leader nel settore delle bonifiche e delle demolizioni industriali specializzata nella lavorazione e nel commercio di materiali ferrosi, ha deciso di partecipare alla gara d'appalto per i lavori di demolizione.
"Abbiamo deciso di partecipare alla gara perché da subito abbiamo colto l'entità di questa tipologia di intervento e l'impatto positivo che avrebbe avuto per la comunità e per il territorio. È stato un piacere per noi mettere a disposizione la nostra professionalità per far parte di questo progetto." Ha dichiarato l'Ing Mattia Tigoli, Progettista del Team demolizione Montalbetti.
Gli edifici demoliti erano articolati su un unico livello fuori terra oltre alla parte entro terra. Nella fascia dove erano previste le demolizioni entro terra sono state smantellate anche le vasche in cemento armato e muratura a diversi livelli di quota, utilizzate in passato per la lavorazione del ferro. L'altezza totale dell'edificio misurata dalla quota stradale all'estradosso dell'ultimo solaio era di 21 mentre il fondo delle vasche era posto ad una quota fino di circa -3,80 m dal livello stradale.

 

La struttura si presentava in evidente stato di abbandono, erano presenti solo i ritti verticali in muratura di mattoni, pannelli e pilastri in cemento armato e gli orizzontamenti costituiti da solai misti laterocementizi. Mentre sulla copertura erano presenti, per una superficie di circa 570 mq pannelli di cemento amianto per i quali è stata prevista una bonifica preliminare.


Lavori preliminari

Innanzitutto si è provveduto ad allestire il cantiere predisponendo negli spazi adiacenti al fabbricato in questione, concessi dalla proprietà, il box ufficio, il magazzino attrezzi, l'area stoccaggio rifiuti, il parcheggio mezzi con zona manutenzione e l'accesso per i mezzi di cantiere posizionato su Via Gaeta.
Prima della demolizione Montalbetti ha provveduto a bonificare 3 fabbricati dalla presenza dell'amianto presente sulla copertura e a spostare il punto di attacco dei cavi dell'alta tensione fuori, in modo da liberare l'area di demolizione da tutti gli impedimenti ed avere una zona operativa priva di ostacoli.
La demolizione è iniziata dalle parti fuori terra, partendo dai corpi di fabbrica posti a sud per poi proseguire con gli altri verso nord demolendo uno alla volta ordinatamente i fabbricati contigui, in modo da disporre sempre di spazi adeguati per la movimentazione degli escavatori e garantire costantemente alti i livelli di sicurezza.


Demolizione Top-Down con mezzi meccanici

Si è scelto di approcciare questa demolizione utilizzando la tecnica standard, ovvero una Demolizione Top-Down con mezzi meccanici: escavatori cingolati con braccio da demolizione HRD allestito con pinza, frantumatore o martellone idraulico da cemento per le demolizioni civili ed i basamenti. Per demolizione controllata Top Down di strutture prevalentemente in c.a si intende la demolizione di tutte le componenti cementizie e similari fuori terra, pilastri, travi capriate compresi nei limiti di batteria, castelli ed apparecchiature di processo eseguita con mezzo meccanico operante dal piano campagna allestito con braccio da demolizione con all'estremità una pinza, intervenendo dapprima sugli elementi strutturali secondari (copertura) e poi su quelli principali (travi e pilastri).
Completata la demolizione delle parti fuoriterra si procede con le vasche, gli impianti interrati e le strutture di fondazione.
La struttura viene ridotta e selezionata con le pinze in punti predefiniti e vengono rimossi di volta in volta le porzioni, assicurandosi di procedere con le opportune distanze di sicurezza dalla struttura in demolizione: fissata a 1/2-1/3 dell'altezza massima della struttura in demolizione.
Il punto di attacco di ogni struttura è stato scelto in funzione degli spazi operativi e di manovra del mezzo, privilegiando il lato corto della stessa per garantire una stabilità maggiore durante tutte le fasi di demolizione. Mentre l'avanzamento della demolizione nelle strutture in c.a. è avvenuta perpendicolarmente all'orditura dei solai.
La scelta di tale tecnica di demolizione è legata essenzialmente sia ai vantaggi in termini di impatto con l'ambiente circostante sia in termini di riduzione dei rischi. L'approccio meccanico infatti consente di procedere dall'alto verso il basso, semplificando le operazioni di selezione del materiale per il successivo recupero e riciclo.
Questa tecnica di demolizione meccanica ha inoltre il vantaggio di non generare vibrazioni alla struttura ed al suolo, con il rischio di propagazione sui fabbricati vicini ed inoltre le emissioni acustiche sono molto contenute in quanto limitate a quello del mezzo meccanico.
In questo caso Montalbetti si è affidata ad un escavatore Liebherr R 954 C attrezzato con braccio idraulico HDR con altezza operativa minima di 30 m con cabina FOPS (Falling Object Protective Structures), in grado di proteggere l'operatore in caso di caduta oggetti dall'alto, e vetro di sicurezza in plexiglass. All'estremità del braccio meccanico è presente un attacco rapido su cui montare gli attachements da demolizione.
Nel cantiere sono stati utilizzati anche escavatori con un braccio tradizionale come l'escavatore cingolato Liebherr R934C su cui è stata montata una pinza, martellone o frantumatore a supporto dell'escavatore HRD che ha effettuato la demolizione delle strutture e degli impianti al di sotto dei 15 m e della riduzione del materiale a terra. In supporto alle operazioni di movimentazione del materiale demolito è stata utilizzata una pala cingolata Cat 963, utilizzata inoltre per le pulizie preliminari dell'area di demolizione.
Per quanto riguarda le emissioni delle polveri che inevitabilmente si generano nel momento della disgregazione degli elementi strutturali, in concomitanza con la caduta dall'alto dei frammenti su altre macerie e durante la movimentazione delle macerie, al fine di evitare o quanto meno ridurre tali emissioni, mediante l'utilizzo di sistemi in grado di nebulizzare l'acqua e proiettarla a lunghe distanze tipo "cannon fog" è stata garantita l'irrorazione delle parti aggredite. L'abbattimento delle polveri, specie nelle giornate ventilate, è stato gestito grazie ad una costante irrorazione mediante idranti collegati ad impianti di pressurizzazione.


Fasi di demolizione e caratteristiche degli edifici

Fase 1 Complesso composto dai fabbricati 16A-16B
La demolizione è iniziata dal complesso con struttura portante in c.a. e tamponamenti in mattoni pieni con copertura in guaina bituminosa di altezze variabili 6.50 m ai 14 m con volume vvp di circa 4200 mc. Le demolizioni si sono spinte fino alla rimozione delle fondazioni a quota -0.70 m dal P.C.

Fase 2 Complesso composto dai fabbricati 14A-14B-14C-17-15 e Torre Piezometrica
Successivamente si è proceduto alla demolizione del complesso con struttura portante in c.a. e tamponamenti in laterzio, con copertura in guaina bituminosa di altezza di circa 9 m con un volume vpp di circa 5900 mc.
Al centro dei corpi di fabbrica 14 A e B, era presente una torre piezometrica (corpo di fabbrica n.15) che si ergeva oltre il solaio fino ad arrivare ad una quota di circa 21 m. Le demolizioni si sono spinte fino alla rimozione delle fondazioni a quota -0.70 m dal P.C.
La torre è stata demolita adoperando l'escavatore con braccio lungo da demolizione dotato di pinza per calcestruzzo. La demolizione è avvenuta sempre dall'alto verso il basso in sequenza tale da non rendere in nessuna fase labili o instabili le strutture residue. A tale scopo si è proceduto alla demolizione in direzione ortogonale alla orditura dei telai strutturali o dell'orditura dei solai secondo la seguente sequenza operativa:
- Demolizione della tamponatura di una facciata di testa posta ad EST
- Demolizione del solaio di copertura e delle pareti laterali e della parete posta ad Ovest dove sono state abbassate regolarmente le tre pareti per non creare eventuali instabilizzazioni del manufatto.
- Demolizione della soletta di fondo del serbatoio idrico e demolizione delle gambe della torre piezometrica.

Fase 3 -5 Corpi di fabbrica 11B e 13B
Gli edifici sono simili di lunghezza 60 m e larghezza 27,10 m il fabbricato 11 B e 19,90 m il 13 B.
Entrambi costituiti da due telai longitudinali composti da pilastri a sezione 50x50, posti ad interassi di 10 metri, connessi tra loro da una trave di bordo posta ad un'altezza di circa +8 m sopra la quale i pilastri proseguono con una sezione ristretta fino ad un'altezza di 12 m, sopra insistono longitudinalmente delle travi di bordo di collegamento
Come anticipato all'interno erano presenti vasche in cemento armato e muratura a diversi livelli. Per le demolizione delle vasche V1-V2 la procedura eseguita ha previsto lo scavo perimetrale contro parete per liberare il muro di contenimento, la successiva demolizione delle pareti della vasca su tutti i lati, con escavatore dotato di pinza per calcestruzzo o martello demolitore, con contestuale allontanamento del materiale abbattuto e infine la demolizione del fondo vasca per mezzo di un escavatore dotato di martello demolitore.

Fase 4 Complesso composto dai fabbricati 12A-12B-12C-12D
Il complesso inserito tra i fabbricati 11B e 13B era lungo complessivamente circa 82 m con una larghezza di 8 m. La struttura portante era costituita dalle travi di bordo dei capannoni adiacenti con tamponature in laterizio, il solaio in laterocemento poggiato su travi trasversali in cemento armato a diversi livelli di quota.
Il fabbricato 12D al centro, per una larghezza di 4 m presentava una sopraelevazione della copertura per tutta la lunghezza del fabbricato (41,80 m), realizzata con pannelli di materiale misto, cemento amianto e vetroresina.
Mentre la pavimentazione in ca era caratterizzata da vuoti ed aperture di diverso tipo e dimensioni ed al di sotto di essa scorrevano tubazioni di vario tipo in materiale metallico (ferro ghisa) fino ad una profondità di 3,00 m.
Il fabbricato 12 b in posizione sopraelevata fino a 21,90 era il punto di arrivo dei cavi di alta tensione fuori esercizio, per i quali è stato previsto la formazione di un nuovo punto di attacco all'esterno dell'area di demolizione e l'eliminazione dei cavi che interferivano con l'area di lavoro.

Fase 6 demolizione fabbricato 19 e creazione del varco di accesso al muro nord
Anche in quest'ultima fase la demolizione è avvenuta dall'alto verso il basso, a partire dal fronte posto a sud ovest, in modo da consentire l'avanzamento del mezzo.
Infine al termine dei lavori si è proceduto al ripristino delle aree di intervento. Sono state smobilitate le aree logistiche dei cantiere e il ripristino della topografia originaria del sito congiuntamente alla livellatura del terreno ed eventuali riempimenti laddove si fossero generate delle fosse o degli avvallamenti a seguito dell'attività di demolizione.
Al fine di pulire scrupolosamente l'area si è effettuato il passaggio con un macchinario dotato di magnete in modo tale da pulire le aree di intervento da tutti i residui metallici eventualmente presenti.


Gestione dei rifiuti

L'edificio in oggetto presentava poche tipologie di materiali, l'intervento non ha comportato la produzione di quantità e tipologie di rifiuti significativi, oltre agli inerti da demolizione, ai rottami metallici presenti e al vetro e al legno.
I materiali inerti prodotti da demolizione sono stati completamente recuperati e i rottami derivanti dalla demolizione, dopo essere stati sottoposti ad una frantumazione primaria grossolana finalizzata esclusivamente alla separazione del ferro, sono stati accatastati in apposite aree per consentire attività di trasformazione e recupero.

Il materiale dopo essere stato caratterizzato e dopo aver verificato che le caratteristiche chimiche e fisiche fossero compatibili con il tipo di riutilizzo, è stato ridotto volumetricamente mediante l'utilizzo di un frantoio mobile. In seguito le macerie sono state trasportate nella Cava di Barco in provincia di Brescia per il trattamento finale.
Un lavoro studiato nei dettagli, ed eseguito rispettando perfettamente i tempi, che dal passato porterà Crema verso il futuro.