Nel cuore della Food Valley

Dismesso da oltre 20 anni, lo scorso 25 febbraio è stato demolito lo stabilimento "Ex Galbani" a Langhirano (PR). Un intervento complesso che ha visto la tecnica della demolizione meccanica associata alla demolizione controllata con esplosivo. Una grande sinergia fra l'impresa Bucci SpA e l'esplosivista Danilo Coppe

Un territorio unico, caratterizzato da verdi colline coltivate a viti e cereali e un'aria particolare, anzi, un vento, il Marino, che impedendo alle temperature di salire troppo in estate e scendere in inverno, contribuisce a quel clima ideale per la stagionatura del Prosciutto di Parma DOP, l'eccellenza di Langhirano divenuta eccellenza italiana e mondiale. La cittadina pedemontana è interamente permeata dalla cultura e dall'atmosfera che caratterizza la produzione di questa eccellenza della tradizione gastronomica e anche a livello architettonico il cuore dell'abitato, che sorge in prossimità del torrente Parma, si distingue per essere circondato dai caratteristici salumifici, disposti fin dagli inizi del Novecento, perpendicolarmente rispetto al torrente per poter sfruttare meglio, attraverso le tipiche finestrature alte e strette, l'aria necessaria alla stagionatura dei prosciutti. Ovviamente, con l'introduzione delle celle frigorifere negli anni Cinquanta tutto cambiò, anche se questa tipologia architettonica rimane tutt'ora il segno tangibile di un'importante tradizione artigianale. E proprio un salumificio, l'"Ex Galbani", è stato oggetto, lo scorso 25 febbraio, di una spettacolare demolizione che ha visto protagonisti l'impresa di costruzioni Bucci SpA di Lesignano de' Bagni (PR) e l'esplosivista Danilo Coppe.

Situato in pieno centro a Langhirano, lo stabilimento "Ex Galbani" era distante solo 150 m in linea d'aria dal Municipio e se da un lato confinava con Via Bocchialini e il retrostante campo sportivo, dall'altro era disposto ad angolo fra Via Roma e Via Micheli, quest'ultima conosciuta anche come SP98 che collega direttamente Langhirano con Lesignano de' Bagni, quindi la sponda destra con la sponda sinistra del Torrente Parma, grazie all'unico ponte nel raggio di decine di km. L'intera area, dismessa da oltre 20 anni ed estesa circa 25.000 mq, era costituita da un grosso edificio in cemento armato lato Nord, da una palazzina d'angolo posta proprio sull'incrocio delle due strade più un edificio lungo e alto più di 22 m denominato "Le Torri", a picco sulla provinciale, lato Sud e infine da un edificio più basso che fungeva da congiunzione tra i due lati. Come ci spiega Lorenzo Piccinini, Responsabile Acquisti della Bucci SpA: "vista l'importanza nevralgica di quella strada provinciale, specie se si considerano le tante attività che gravitano intorno all'indotto produttivo di Langhirano, e visto che da un lato l'edificio sovrastava direttamente la strada stessa, pensare ad una demolizione meccanica significava interrompere la viabilità per giorni con conseguente disagio per entrambi i paesi, e non solo, della Val Parma. Scegliere invece la demolizione controllata tramite esplosivo, affidandoci ad un massimo esperto quale Danilo Coppe e alla sua SIAG, ci ha permesso di ridurre il disagio a sole 4 ore, con strada chiusa un'ora prima dell'esplosione e riaperta tre ore dopo, ovviamente pulita".

Se l'esplosione è stato l'evento eclatante e spettacolare, va detto che non è che la punta dell'iceberg di un lavoro ben più ingente e, nel caso dell'"Ex Galbani", iniziato mesi prima.

Come sottolinea ancora Piccinini: "trattandosi di una grande area in un contesto completamente urbano, l'iter autorizzativo e formativo della popolazione è stato piuttosto lungo, sono state tante le conferenze dei servizi con tutti gli Enti preposti, non solo per avere come da manuale tutte le autorizzazioni necessarie, ma anche per informare ed essere accettati al meglio dal territorio, un territorio che più che con paura e sospetto ha assistito con curiosità a quello che può essere definito quasi come evento. Ma soprattutto, ad incidere sulle tempistiche di intervento è stato il fatto che, trattandosi di un ex salumificio, questi fabbricati all'interno erano pieni di celle frigorifere, materiali isolanti e arredi vari, per lo strip out dei quali ci siamo affidati alla ditta Cavatorta che con sette, otto persone per tre mesi, da settembre a novembre, ha cercato di separare e avviare a riciclo/smaltimento i vari materiali, dai serramenti alle parti metalliche, dagli isolanti di vario tipo al pvc che ricopriva il vano scale. Praticamente tutto il materiale non inerte e in c.a. è stato rimosso proprio per poter riciclare e recuperare il più possibile."

Se il volume demolito tramite esplosivo cubava 60/70.000 mc vuoto per pieno, non tutto il complesso è stato abbattuto con tale tecnica: l'edificio più basso, quello che fungeva da congiunzione tra lato Nord e lato Sud e per il quale, visti i volumi e l'ubicazione rientrata rispetto alla strada, l'uso dell'esplosivo risultava eccessivo, è stato quindi affrontato e demolito meccanicamente tramite escavatore munito di frantumatore.
Come specifica sempre Piccinini: "demolire l'"Ex Galbani" non è stato affatto banale, occorre considerare infatti che l'edificio in c.a. lato Nord era adiacente ad una cabina elettrica che dava corrente all'intero paese e l'edificio "Le Torri" era praticamente attaccato ad una abitazione. Si è reso necessario, quindi, staccare entrambi i fabbricati dagli edifici da tutelare: tramite demolizione meccanica ci si è allontanati di una decina di metri e si è costruito un ponteggio controventato al quale è stato attaccato un tessuto molto spesso, teso il giusto per attutire l'eventuale proiezione di detriti. Si è trattata dell'unico caso di abitazione evacuata mentre nel raggio di 100 m vi era solo il divieto di affaccio. Non è da trascurare che, avvalendoci di Danilo Coppe e della SIAG, abbiamo potuto offrire a tutti i cittadini le cui case si trovavano nel raggio di 100 m dall'"Ex Galbani" un rilievo porta a porta dello stato di fatto delle abitazioni all'interno, all'esterno e dei tetti tramite drone, proprio a maggior tutela di eventuali danni che, essendo andato tutto perfettamente, non si sono poi verificati".

Oltre alla necessità di dover tutelare la cabina elettrica e la casa in adiacenza all'edificio su via Micheli, la demolizione controllata tramite esplosivo dell'"Ex Galbani" ha presentato un alto coefficiente di difficoltà dal momento che presentava fabbricati eretti in epoche diverse, dagli anni '60 agli anni '80 e, se l'edificio lato Nord era in c.a. materiale su cui la dinamite agisce molto bene, l'edificio lato Sud era invece costituito da materiale eterogeneo: presentava parti murarie di oltre 1 metro di spessore legate con malte povere, parti in mattone pieno e c.a., parti con mattoni vuoti, quindi un'eterogeneità che ha richiesto l'impiego di un altro materiale esplodente, l'emulsione che ha il vantaggio di spingere più che spaccare e quindi riesce a funzionare molto bene dinnanzi a materiali così diversi. La sinergia fra SIAG e Bucci è stata totale, come conferma Lorenzo Piccinini: "abbiamo realizzato quasi 900 forometrie per permettere il posizionamento delle cariche, la collaborazione con Danilo Coppe è stata quasi simbiotica, sapevo che ogni richiesta avanzata da SIAG sarebbe stata necessaria alla perfetta realizzazione del piano e così è stato, abbiamo quindi dato tutta la nostra disponibilità e collaborazione per far sì che tutto riuscisse al meglio. Le tre esplosioni, prima edificio lato Nord, poi lato Sud e infine palazzina d'angolo, sono durate dai 2 ai 3 secondi, la polvere è stata contenuta tramite 7 getti di acqua: 4 autocisterne con lancia e 3 cannon fog posti all'interno dell'area. Fino ad aprile separeremo i materiali caduti - prosegue - ossia coperture, impermeabilizzazioni e ovviamente proseguirà la campagna di frantumazione in loco tramite frantoio mobile. Prevediamo 15.000 mc di inerte che verrà poi riciclato e reimpiegato, mentre l'intera area demolita e bonificata è già stata venduta ad uno sviluppatore di interventi commerciali e probabilmente vi sorgerà un supermercato o un centro commerciale".

Posizionate le cariche venerdì 24 febbraio, sabato 25 alle 15, come da programma, i tre edifici dell'"Ex Galbani" sono stati abbattuti. La strada è stata chiusa alle 14 del pomeriggio e alle 18 è stata riaperta, con un disagio minimo per cittadini e operatori dell'indotto produttivo langhiranese, non a caso è stato scelto appunto il sabato e infatti, come conclude Piccinini: "nella Conferenza dei Servizi quando abbiamo esposto il nostro piano ci hanno dato tutte le autorizzazioni necessarie perché l'orario di disagio per il paese era davvero molto limitato.

L'esplosione era programmata alle 15 e fino alle 14,30 abbiamo consentito il passaggio. Alle 17,30 avevamo pulito e rimosso le protezioni. Ci siamo coordinati con Sindaco e Giunta comunale, Vigili Urbani, Carabinieri, Provincia, Tep perché c'è il capolinea di tutte le corriere che dalle scuole di Parma arrivano a Langhirano e poi tramite pulmini accompagnano gli studenti sulle colline, Vigili del fuoco, Assistenza pubblica, la società sportiva langhiranese che ha spostato le partite di calcio lasciando libero il campo dietro all'area da demolire, Ausl, Arpa, Enel e anche Ireti per le eventuali fughe di gas. Si può proprio dire che ogni ente sia stato coinvolto, ha avuto piacere ad essere coinvolto per poter dare le sue indicazioni, noi le abbiamo recepite, abbiamo fatto un piano e lo abbiamo rispettato".
Una grande collaborazione, una grande sinergia per una grande demolizione nel cuore della food valley.


La parola all'esplosivista

La "Ex Galbani" di Langhirano era un complesso di volumi edificati evidentemente in tempi diversi. Il periodo storico era peraltro caratterizzato da una palese economia nelle metodologie costruttive. Si è quindi riscontrata una particolare eterogeneità nella natura dei materiali usati. C'erano muri portanti in mattone pieno, in mattone vuoto, in cemento armato, in calcestruzzo e anche in sasso fluviale legato da malte anche poverissime ma con spessori fino ad 80 cm.
Un incubo per l'esplosivista, in considerazione del fatto che nella gamma delle forniture di esplosivi in Italia sono spariti tutti i piccoli formati ad eccezione delle geldinamiti. Nel campo delle demolizioni di strutture gli spessori in gioco sono tali da dover effettuare perforazioni da "fioretto" (28-34 mm) e pertanto i candelotti usabili sono quelli di diametro 25-26 mm. Ma la geldinamite rimane ancora l'esplosivo più efficiente in circolazione, in termini di velocità e potenza. Tale caratteristica mal si addice a muri in mattoni o ancor peggio in sasso. Si sa che l'esplosivo è potente ma anche "pigro", nel senso che i gas prodotti cercano di indirizzarsi nei punti di minor resistenza. Quindi è possibile che nei muri ad elementi finiti la reazione esplosiva generi "sbruffate" che magari eliminano le malte lasciando sul posto pietre o mattoni, garantendo una seppur precaria portanza al carico soprastante.
Ecco perché alla "Ex Galbani" si è optato per una alternanza fra la geldinamite ed una emulsione. Questa, acquistata nel diametro minimo reperibile (50 mm) è stata poi "lavorata a mano" per poter essere introdotta in fori di diametro minore. All'interno dello stesso muro infatti c'erano alternanze di diverse tipologie di elementi.
I manufatti erano tutti iperstatici ed erano stati dimensionati per reggere al carico dei prosciutti e dei mezzi meccanici di movimentazione.
L'area era circondata su tre lati da vie di grande traffico, in particolare il fabbricato chiamato "Le Torri" era aderente ad una strada nevralgica per Langhirano, tale prossimità alle strade di gran traffico è stata la motivazione principale per cui l'Impresa Bucci ha scelto di adottare la tecnica esplosiva per l'abbattimento delle strutture più alte. Una demolizione meccanica avrebbe comportato la chiusura delle strade per diverse settimane. Era fondamentale, quindi, progettare la caduta dei manufatti verso l'interno dell'area limitando al massimo la caduta di detriti in strada.
Tutta l'area è stata circondata da reti paramassi rinforzate da geotessuto ad alta prestazione.
Al termine dell'operazione sono stati utilizzati circa 85 kg di esplosivo di cui 25 kg di emulsione e il rimanente di gelatina. Sono stati collegati 180 detonatori misti fra elettrici ed a onda di shock, con circa 700 metri di miccia detonante. Non si sono verificati danni da proiezione e la rete di sismografi che circondava l'area non ha rilevato valori di picco significativi al fine di generare danni per edifici residenziali. La cabina dell'ENEL posta a circa mezzo metro dalla spigolo del fabbricato attiguo ha ricevuto una sollecitazione di 10.54 mm/s sulla componente verticale.