Collina e Cratere: esegesi di una bonifica

All'interno del SIN Laghi di Mantova e Polo chimico, Eni Syndial è impegnata su più fronti. Abbiamo potuto vedere lo stato dei lavori dell'area R1, destinata per oltre un ventennio ad ospitare gli scarti di lavorazione del petrolchimico


Parlare di collina e cratere fa balzare subito alla mente l'idea di vulcano, di eruzione, di lava che cola o di materiale piroclastico che viene lanciato a chilometri di distanza. Niente di tutto questo, il materiale che si trova all'interno della collina e del cratere del polo chimico di Mantova è di tutt'altro genere. Niente basalti vescicolari bensì scarti e residui di lavorazione originati dalle produzioni in atto nello stabilimento Montedison dai primi anni '60 fino alla fine degli anni ‘70, ossia: cracking, cloro-soda, stirenici, intermedi per fibre e per detergenza. Non va dimenticato, infatti, che il polo chimico di Mantova, collegato tramite pipe-line a quelli di Venezia-Porto Marghera, Ferrara e Ravenna, appartiene al cosiddetto "Quadrilatero del Nord" dell'industria chimica italiana e, se alcuni cicli produttivi particolarmente impattanti hanno cessato, nel tempo, la loro attività, come l'impianto craking (cessato nel 1978) e il cloro-soda (nel 1991), una grande quantità di scarti di lavorazione si trova ancora sepolta in quella che era l'area adibita a vera e propria discarica del petrolchimico, ossia 5 ettari di terreno situati all'estremo margine sud-orientale dello stabilimento e per i quali Syndial, società Eni che si occupa di risanamento e ripristino ambientale, ha presentato, già a partire dal 1999, quattro diversi progetti di bonifica, il più recente dei quali (datato novembre 2009) è stato poi autorizzato il 14 giugno 2011 con Decreto MATTM del 09/05/2016 Prot 208/STA, in via definitiva, Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Il progetto prevede la completa asportazione dei rifiuti rinvenuti e dei terreni contaminati con il loro conferimento in impianti esterni autorizzati, nonché il successivo rinterro dello scavo. Ma per meglio comprendere le operazioni previste, e in atto, è bene sottolineare l'ammontare del volume dei rifiuti da asportare che è stato quantificato, in seguito alle indagini di caratterizzazione eseguite dal 1998 in avanti, in ben 265.000 mc, ossia circa 330.000 ton fra residui e scarti di lavorazioni industriali di consistenza "gommosa", quali resine stireniche, prepolimeri stirenici e solidi polverulenti, con presenza di idrocarburi; fanghi da demercurizzazione acque; riporti costituiti da materiali solidi di aspetto fangoso, con sostanze chimiche di natura organica e inorganica; scarti di lavorazioni industriali, solidi non polverulenti con presenza di idrocarburi e, ovviamente, anche i terreni inquinati dal contatto e/o percolazione dei rifiuti elencati.
Prima di analizzare però nel dettaglio la bonifica in atto è bene considerare che non solo la cosiddetta area R1 Collina (intesa come Collina Nord, Collina Est e Cratere - vedi box a pagina precedente) è stata denunciata come discarica esaurita il 19 settembre 1980 da Montedison, allora proprietaria del sito, ma è bene anche ricordare che il sito di Mantova è stato dichiarato SIN, ossia Sito di Interesse Nazionale ai sensi della legge 426/98 nel febbraio 2003 con perimetrazione decretata nel marzo 2003. Infatti, dopo l'iter di caratterizzazione ambientale e quindi di verifica dello stato qualitativo di suolo e falda, si sono intraprese specifiche misure di prevenzione (MIPRE) che hanno previsto la cinturazione mediante palancolatura (fino a 10 metri dal piano campagna) del corpo di rifiuti presenti nell'area a protezione della falda sospesa, l'emungimento da una rete di 8 piezometri captanti la falda principale, nonché la realizzazione nel 2010 dell'impianto per il trattamento in sito delle acque emunte (TAF).
Se questi sono stati i primi interventi di MIPRE, quello che ci siamo trovati davanti agli occhi visitando il sito è stato uno scenario completamente diverso, di vera e propria bonifica in atto e che ha previsto, come operazione preliminare allo scavo, una ulteriore palancolatura di messa in sicurezza, stavolta a 25 m di profondità, di tutta l'area oggetto di intervento.
Infatti, accedendo all'area dal lato settentrionale subito ci si presenta la trave Nord del palancolato realizzato dalla RTI costituita da Intercantieri Vittadello e ACR Reggiani che hanno vinto la gara nel 2014 per la bonifica dell'area Collina Nord e Collina Est, ossia il Lotto 2 e Lotto 3. Fra marzo e dicembre 2015, dopo l'allestimento del cantiere, hanno concluso la posa della palancolatura perimetrale, posata con tre differenti tipi di palancolato, a seconda della profondità di scavo prevista:
- palancolato tipo 1: utilizzato per profondità di scavo attese fino a -6,00 m rispetto al piano campagna, costituito da palancole di tipo AZ44-700N;
- palancolato tipo 2 (combi-wall): utilizzato per profondità di scavo fino a -9,00 m rispetto al piano campagna, costituito da una parete combinata realizzata con tubi Ø1220/sp.12,5 mm e palancole AZ18-700;
- palancolato tipo 3 (combi-wall): utilizzato per profondità di scavo fino a -11,00 m rispetto al piano campagna, costituito da una parete combinata realizzata con tubi Ø1420/sp.14,2 mm e palancole AZ18-700.
In tutto sono stati posati circa 1.250 elementi metallici per un peso di 9.200 ton e un totale di 1700 m lineari di palancolato infisso a completa tenuta di tutta l'area collina inclusi cratere, area depressa e la compartimentazione interna tra lotto 2 e lotto 3, ossia a divisione dell'area collina da quella cratere, caratterizzate da due tipologie di interventi differenti.
La profondità di 25 m decisa per l'infissione è stata condivisa con gli Enti e approvata, in seguito alle tante indagini di caratterizzazione geologica e geotecnica dei depositi costituenti la successione stratigrafica dei primi 25 m di suolo e dalle quali è emerso che a 24,5 m si trova l'intestazione dell'argilla, materiale che decreta l'impossibilità che il rifiuto sia penetrato ad una profondità maggiore.
Per l'infissione del combiwall è stata utilizzata una guida in profilato metallico (dima di posizionamento), concepita in modo da essere auto-centrante: infatti, essa presenta tre alloggiamenti per l'inserimento dei pali, due dei quali servono per posizionarla e sostenerla mediante l'appoggio su due pali già infissi, mentre il terzo individua la sede per l'infissione del palo in avanzamento. Ciascun alloggiamento è dotato di rulli in teflon per consentire lo scorrimento in asse del palo evitando danneggiamenti. Inoltre, sono presenti anche una coppia di rulli metallici che scorrono lungo i gargami saldati al palo che lo vincolano, impedendogli di fatto la rotazione attorno al suo asse principale durante l'infissione: in tal modo, si garantisce la posizione da disegno dei gargami, per il successivo inserimento della palancola.
Visto il contesto in cui si opera è bene sottolineare che le operazioni di infissione dei palancolati si sono dovute, per forza di cose, condurre in prossimità di elementi sensibili dello stabilimento: tubazioni per il trasporto di sostanze chimiche, colonne di processo, vasche interrate, linea antincendio e serbatoi, pertanto per tutta la fase di infissione è stato eseguito un attento monitoraggio delle vibrazioni, in modo da rendere sempre possibile il risettaggio o l'arresto dell'attività d'infissione ogni qual volta la velocità di vibrazione nel terreno, in adiacenza agli elementi sensibili, avesse oltrepassato la soglia di sicurezza. Al medesimo fine l'infissione degli elementi è avvenuta mediante l'impiego di vibroinfissori ad alta frequenza (HF) e ad alta frequenza variabile (HFV) per evitare fenomeni di risonanza delle vibrazioni trasmesse al terreno durante la fase di vibroinfissione degli elementi metallici, specialmente in fase di avviamento e arresto dell'apparecchiatura.


L'area Collina
Per quanto riguarda la bonifica nell'area Collina, occorre anche evidenziare che fra le attività propedeutiche necessarie allo sviluppo della progettazione, particolare rilevanza è stata rivestita dalla caratterizzazione in situ dei rifiuti/terreni contaminati (eseguita nel 2013), che ha previsto la mappatura e la divisione dell'area in celle 15 x 15 m. All'interno di ogni cella sono stati eseguiti cinque sondaggi a varie profondità che hanno permesso di conoscere le caratteristiche chimico-fisiche e merceologiche del materiale oggetto di scavo prima della sua "messa a giorno", nonché aggiornare le planimetrie e le volumetrie dei materiali da scavare mediante la verifica dei quantitativi dei rifiuti e dei terreni che verranno poi conferiti in impianti di smaltimento e recupero off site.

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 64 del n. 4/2017 di Recycling...continua a leggere