Discariche sì discariche no

Le discariche sono una necessità, purché nei limiti evidenziati dalle leggi che le regolano.
Non tutti i rifiuti devono finire il proprio ciclo con il sotterramento; il recupero, il riciclaggio, la riutilizzazione di materiali di scarto sono tutte forme di attività che hanno come obiettivo il rispetto della salute, dell'ambiente ed anche un ritorno economico

Sino a non molto tempo fa, tutti i rifiuti, indipendentemente dalla natura, organica o inorganica, finivano nelle discariche, che costituivano l'unica soluzione a disposizione del problema. Così, tutti gli scarti, provenienti dalle case, dalle industrie e dalle mense dei cittadini, dovevano essere eliminati con il minor costo possibile e senza troppo rumore.
Chiaramente, era una soluzione rapida, definitiva, che accontentava tanta gente, ma non la migliore, e ciò per due ragioni, l'una più importante dell'altra.
La prima riguardava la sottrazione di una buona parte di territorio alle coltivazioni, agli insediamenti industriali o residenziali o alla realizzazione di parchi e oasi a disposizione dei cittadini; il tutto per diverse decine di anni. Si può ricordare - tanto per fare un esempio - che la plastica, per scomparire dalla superficie della Terra, richiede attorno a un migliaio di anni.
L'altra fa riferimento ai disagi che devono affrontare i cittadini che risiedono nei dintorni delle discariche, costretti a convivere con i miasmi emanati da sostanze concentrate in luoghi circoscritti.
Allora si parlava di rifiuti in senso lato, però la definizione non è corretta, perché molto spesso il rifiuto non lo è del tutto: in verità, fatta esclusione per i materiali perfettamente inerti, se il rifiuto viene soggetto a opportuni trattamenti, può offrire un sensibile recupero interessante sia da un punto di vista meramente economico, sia quantitativo, in quanto la riduzione volumetrica dei rifiuti da conferire a discarica ne favoriscono la durata della vita attiva nel tempo. La raccolta differenziata consente un immediato ritorno economico derivante da materiali immediatamente commerciabili (quali il vetro, la carta, la plastica, i vari metalli); ma non solo, perché l'applicazione di certe tecnologie (il compostaggio, per esempio, la termodistruzione - o, preferibilmente, la termovalorizzazione -, la piro-lisi-gassificazione), comporta un minore impatto con l'ambiente.
Parlando della fine del secolo scorso, è appurato che dei circa trenta milioni di tonnellate di rifiuti prodotti in Italia nel 1996, più o meno del 90% è finito in discarica, mentre il 7 è stato distrutto dalle centrali di incenerimento; il resto (sic!) è stato differenziato.
Certamente, il conferimento degli scarti a discarica è una questione di comodo, ma contemporaneamente non è né economico, né compatibile con l'ambiente.


Discariche e ambiente

La discarica destinata a ricevere rifiuti contenenti sostanze organiche, può essere organizzata in modo che la loro degradazione avvenga o per via aerobica o anaerobica.
Per attuare la degradazione aerobica, è necessario assicurare una libera circolazione dell'aria nella successione degli strati di rifiuti, in maniera tale che l'ossigeno possa attivamente operare. Perciò, risulta necessario che i rifiuti siano stesi in strati abbastanza sottili e con una compattazione limitata; inoltre, anche lo strato di copertura deve possedere una buona permeabilità, per cui può essere realizzato in sabbia, ghiaia oppure in detriti di laterizi derivanti da demolizioni. Così facendo, i rifiuti in un tempo non troppo lungo raggiungono una buona stabilizzazione, consentendo un recupero dell'area non molto dilazionato. Dalla reazione aerobica si producono solo acqua e biossido di carbonio. Negativo è il fatto che la limitata costipazione riduce la capacità volumetrica della discarica, mentre la libera circolazione dei gas impedisce la formazione del metano, per la quale sarebbero necessari adatti gruppi batterici, non consentendo un interessante recupero energetico. Dove, al contrario, si attua la degradazione anaerobica, non è necessaria la libera circolazione dell'aria all'interno degli strati di rifiuti, per cui essi possono essere tranquillamente compattati e costipati anche sotto forti pressioni, accrescendo notevolmente la volumetria utile della discarica e, pertanto, la sua vita attiva. Questo tipo di discariche fornisce una buona quantità di metano, magari con l'aiuto di adeguate sostanze, quali fosforo e azoto, e di fanghi derivanti da impianti di depurazione civile. Anche questo è un vantaggio di carattere economico per la produzione di energia termica ed elettrica. La condizione anaerobica può essere accentuata con una copertura di materiale altamente impermeabile. Nelle zone dove esistono cave di marmo, il tetto di copertura può essere realizzato ricorrendo alla "marmettola", cioè alla segatura che è molto fine e che, una volta compattata, ha una permeabilità quasi completamente trascurabile.


Discarica e impatto ambientale

Una delle principali condizioni negative dovute alla presenza di una discarica in un territorio è dovuta alla sottrazione di una parte di esso, che perde la sua vocazione per la coltivazione di prodotti agricoli, per la formazione di boschi o di parchi, oppure per la realizzazione di insediamenti, industriali, artigianali o residenziali. Infatti, la discarica richiede che una certa porzione di territorio perda ogni altra potenzialità d'uso almeno per una decina o una ventina di anni, dipendendo la durata della sua vita dal tipo e dalla sua volumetria. Inoltre, non si deve sottovalutare tutto quanto ne è connesso e la complessità della sua chiusura.
E' necessario, quindi, già in fase di progettazione, non solo programmare tutto quanto deve essere attuato, ma anche prevedere quale sarà il destino della discarica esaurita, al fine di provvedere alla sua nuova naturalizzazione.


Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 17 del n. 1/2017 di Recycling...continua a leggere