10 anni di Italia del Riciclo: frazione organica e fanghi

Nell'arco di un decennio la raccolta della frazione organica è passata da 3,3 Mt del 2008 a oltre 6,6 Mt nel 2017, con una crescita pari al 100%. Il settore ha avuto una crescita costante anche dei quantitativi trattati e dell'impiantistica dedicata, soprattutto con l'aumento degli impianti che hanno inserito in testa la sezione di digestione anaerobica

Valutazione del contesto di mercato europeo

Frazione organica
Con l'approvazione del pacchetto per l'economia circolare l'Europa sembra aver dato un'accelerazione alle politiche comunitarie in campo ambientale. Infatti, sono in vigore dal 4 luglio 2018 le quattro direttive del Pacchetto Europeo sull'Economia Circolare (PEEC) che modificano sei direttive europee su: rifiuti, imballaggi, discariche, rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE), veicoli fuori uso, pile.

Per quanto riguarda la filiera del recupero dei rifiuti organici, le modifiche chiave introdotte dal PEEC alla Direttiva Rifiuti e alla Direttiva Discariche sono:
• entro il 2023 i rifiuti biodegradabili dovranno anche essere raccolti separatamente ed avviati al compostaggio industriale o alla digestione anaerobica oppure riciclati attraverso il compostaggio domestico;
• dal 2027 solo il rifiuto organico proveniente dalla raccolta differenziata potrà entrare nel calcolo del riciclaggio; tale aspetto in Italia è già operativo da tempo;
• obiettivo "per la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio" dei rifiuti solidi urbani fissato al 65% entro il 2035, con due obiettivi intermedi, 55% al 2025 e 60% al 2030; tale aspetto comporterà una riformulazione degli attuali target contenuti nel D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.;
• entro il 2035 un tetto pari ad un massimo del 10% di rifiuti conferiti in discarica.

La definizione di rifiuto organico (biowaste) si amplia; oggi comprende i rifiuti biodegradabili di parchi e giardini (sfalci e potature) oltre ai rifiuti alimentari prodotti da cucine e mense (l'umido domestico). La direttiva prevede un'estensione della categoria perché nella definizione di rifiuto organico non ci saranno solo scarti organici provenienti da nuclei domestici ma anche quelli prodotti dall'industria alimentare. Inoltre, viene esplicitata la possibilità di raccogliere, assieme ai rifiuti organici, anche "i rifiuti aventi analoghe proprietà di biodegradabilità e compostabilità che rispettino le norme europee o le norme nazionali equivalenti, per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione" (art. 22, comma 2, Direttiva 2008/98, come modificato dalla Direttiva 851/2018), come ad es. le bioplastiche conformi alla norma EN 13432, che hanno lo stesso fine vita del rifiuto organico.
Una delle novità sostanziali dunque è l'introduzione dell'obbligatorietà della raccolta differenziata del rifiuto organico, lasciando allo Stato membro la facoltà di individuare misure per incoraggiare tale pratica. Si precisa che, parallelamente, l'Unione europea ha pubblicato il nuovo Regolamento sui fertilizzanti (Reg. 1006/2019) che contempla il compost e il digestato tra i prodotti ammessi alla libera circolazione delle merci tra gli Stati membri. Per cui, il compost (e tra poco anche il digestato) sarà a tutti gli effetti un prodotto fertilizzante in tutto il territorio europeo e, quel che più conta, se rispetterà le caratteristiche fissate dal Regolamento cessa, anche in Europa, di essere rifiuto, il cosiddetto End of Waste.

L'impostazione europea ricalca ciò che da diversi anni avviene in Italia sia per quanto riguarda la norma nazionale in campo ambientale sia per la norma italiana sui fertilizzanti (D.Lgs. 75/2010).
Il recepimento delle direttive, per l'Italia, che tra le nazioni europee è una delle più avanzate in campo ambientale, significherà continuare, perfezionando e uniformando su tutto il territorio nazionale, l'applicazione di principi di economia circolare che ha portato ad estendere la raccolta differenziata della frazione umida a più di 40 milioni di abitanti.
Il PEEC cambierà profondamente lo scenario di riferimento per la definizione delle strategie di gestione dei rifiuti urbani negli Stati membri e si attende quindi una estensione significativa della raccolta differenziata e del recupero dei rifiuti organici mediante compostaggio e produzione di biogas in Europa. E' importante perciò eliminare quei fattori che ad oggi continuano a penalizzare la raccolta e il riciclo della frazione organica, come ad es. l'elevata presenza di plastiche tradizionali (non biodegradabili) nella FORSU (oltre 120.000 t l'anno secondo i dati del CIC, con un effetto di trascinamento 1:4 per cui, per separare ed eliminare un kg di plastica tradizionale, si perdono 4 kg di FORSU).

Nel 2018 (stima ECN, 2019) nell'UE sono state prodotte circa 48 Mt di rifiuto organico, con una media di 117 kg pro-capite, corrispondenti a circa il 23% del totale dei rifiuti solidi generati (Tabella 1).
Il numero di impianti dedicati al trattamento del rifiuto organico è 4.274, l'80% dei quali sono impianti di compostaggio, il 17% sono impianti di digestione anaerobica e il restante 3% sono impianti combinati. In verità il dato complessivo risente di alcune realtà (per es. Francia, Spagna, Portogallo) che considerano nella quota avviata a compostaggio anche il rifiuto urbano da selezione meccanica trattato in impianti TMB con produzione di una tipologia di compost (denominato compost grigio, compost da RSU indifferenziato o compost da TMB) che in Italia è stato abbandonato dal 2013 e che sarà abbandonato anche in Europa (cfr. Direttiva 851/2018).
Attualmente (ECN, 2019) si stima una produzione europea di Azoto rinnovabile da compostaggio e digestione anaerobica pari a 129.000 t/a, mentre per il Fosforo pari a 42.000 t/a. Sempre a livello europeo con il trattamento del rifiuto organico sono state stoccate nel suolo 3,5 Mt di carbonio veicolato da circa 12 Mt/a di compost.
Oltre al compost il settore può generare in Europa tra i 6 e gli 8 Mld m3 di biometano, prodotto che si configura come biocarburante avanzato, mentre in Italia potenzialmente la produzione può arrivare a 0,6-0,8 Mld m3 all'anno (Tabella 3).

Fanghi di depurazione
Nel 2014 nell'UE sono state prodotte 8,7 Mt di fanghi sotto forma di sostanza secca solida1, nel 2015 la produzione complessiva di fanghi di depurazione in Europa si è attestata a poco meno di 11 Mt di sostanza secca (dati EUROSTAT).
Va sottolineato che, ad oggi, il riutilizzo in agricoltura risulta essere ancora la soluzione più adottata in Europa. Sulla base dei dati EUROSTAT (al 2015), il 45% dei fanghi di depurazione viene inviato a spandimento in agricoltura. In particolare vi sono Stati dove la pratica del riutilizzo in agricoltura raggiunge percentuali decisamente elevate, ad esempio il Portogallo con il 90%, oppure l'Irlanda, il Regno Unito e la Spagna con oltre il 70%.
L'implementazione della Direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane comporterà presumibilmente un incremento della produzione di fanghi nei prossimi anni sino ad un valore, al 2020, superiore a 13 Mt di sostanza secca (Milieu Ltd, WRC and RPA, 2010; Leonard, 2011)2.

1 Nona relazione sullo stato di attuazione e i programmi per l’attuazione (a norma dell’articolo 17) della Direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane - SWD(2017) 445 final.
2 A. Abbà; M.C. Collivignarelli; V. Riganti (Università degli studi di Pavia) - La pratica del riutilizzo agricolo dei fanghi di depurazione: dall’origine in impianto al recupero finale; Confindustria Pavia (2018).

 

Andamento del settore a livello nazionale

Evoluzione della raccolta differenziata dei rifiuti organici
Sulla scorta dei dati ISPRA pubblicati lo scorso dicembre 2018, si conferma la crescita della raccolta differenziata dei rifiuti organici in Italia anche nel 2017 dove si registra una raccolta superiore a 6,6 Mt (Figura 1); desta tuttavia attenzione il rallentamento del tasso annuo di incremento che, a fronte di crescite tra il 5 e il 10% registrate negli ultimi anni, si ferma ad un più modesto +1,5% tra il 2016 e il 2017.
Cercando di indagare sui motivi della flessione si registra una sensibile diminuzione della frazione verde raccolta di quasi 200.000 t che, non potendosi immaginare ragioni che facciano pensare ad una effettiva minore produzione, si configura come un quantitativo di scarti che sfugge alla tracciabilità sin qui garantita dalla normativa ambientale. Presumibilmente, la quota di verde mancante è rappresentata da rifiuti che sono stati distribuiti in modo incontrollato in ambito agricolo, in virtù della modifica all'art. 185 del D.Lgs. 152/06 con la Legge 28 luglio 2016, n. 154 (c.d. Collegato Agricoltura), e attualmente oggetto della procedura di precontenzioso PILOT 9189/17/ENVI.

In virtù di quanto sopra si è in attesa di azioni atte a sanare la procedura PILOT avviata dall'Unione europea in seguito alla modifica del Testo Unico Ambientale che declassa in modo arbitrario gli scarti vegetali di giardini e parchi a non rifiuti. Ricordiamo che la filiera dell'organico, oltre ad assicurare un effettivo riciclo del rifiuto, ne garantisce la tracciabilità.
1. Il compostaggio (anche unitamente alla digestione anaerobica), lo ricordiamo, ha sempre garantito e garantisce tuttora:
l'igienizzazione del materiale (abbattimento di salmonelle e altri patogeni) grazie alle temperature sviluppate dal processo biologico (tra 50 e 70°C per più settimane);
2. la rimozione di erbe infestanti e, soprattutto, di fitopatogeni (malattie delle piante) e fitofagi (insetti delle piante);
3. l'umificazione della sostanza organica;
4. la tracciabilità, in quanto il rifiuto organico verde è tracciato dal luogo di produzione fino al compost da esso derivato.

I fanghi di depurazione
In Italia sono attivi 17.897 impianti di depurazione delle acque reflue urbane (ISTAT, 2015), che servono complessivamente circa 35 milioni di abitanti. Per garantire la tutela delle acque, il sistema nazionale di depurazione deve arrivare a coprire in breve tempo anche i Comuni che ne sono attualmente sprovvisti. In ben 342 Comuni italiani, con una popolazione corrispondente di 1,4 milioni di abitanti, è ancora totalmente assente il servizio di depurazione delle acque reflue urbane. E' dunque prevedibile e del tutto auspicabile una crescita dei volumi di acque reflue trattate, con il conseguente aumento dei fanghi di risulta da avviare a successiva gestione.
Dai dati ISPRA contenuti nel Rapporto Rifiuti Speciali 2019 si rileva che, nel 2017, i quantitativi di fanghi dal trattamento delle acque reflue urbane (codice EER 190805) prodotti sul territorio nazionale sono pari a quasi 3,2 Mt tal quali, la cui distribuzione percentuale per Regione è riportata nella Figura 2.
Con riferimento alla gestione di questi materiali si rileva che il 50,6% del totale dei rifiuti gestiti è stato avviato alle operazioni di smaltimento mentre il 47,7% alle operazioni di recupero, registrando rispetto al 2016 una diminuzione della percentuale smaltita, a fa- vore del recupero. Le restanti quote (1,7% del totale) risultano in giacenza al 31 dicembre 2017. E' auspicabile che il recupero costituisca la forma di gestione preferenziale in quanto questi materiali, costituiti da una sorta di limo a matrice organica, hanno caratteristiche fisico-chimiche che li rendono estremamente preziosi per l'agricoltura, in particolare grazie all'elevato contenuto di sostanza organica e nutrienti. L'attività di lavorazione e trasformazione dei fanghi di depurazione rappresenta dunque un esempio concreto di economia circolare.

Le presenti informazioni sono state tratte da "2019 - L'Italia del Riciclo" realizzato dalla "Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile" e da "Fise Unicircular" con il patrocinio del "Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare", del "Ministero dello Sviluppo Economico" e dell'"Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - ISPRA".


Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 31 del n. 4/2020 di Recycling... continua a leggere