Biogas di discarica

Il conferimento degli RSU (Rifiuti Solidi Urbani) in discarica, a causa della frazione organica che contengono (la cosiddetta FORSU, Frazione Organica degli RSU), comporta lo sviluppo e l'emissione di aeriformi di odore sgradevole, in grado di offendere gli apparati olfattivi della popolazione dei dintorni, facendole letteralmente inviperire. Tali esalazioni mefitiche sono da attribuire al biogas che si sviluppa all'interno della massa dei rifiuti accatastati durante la loro decomposizione e che si diffonde nell'atmosfera.
La formazione del biogas si deve alla fermentazione anaerobica delle sostanze organiche putrescibili, che fanno parte degli RSU. In buona sostanza, non si tratta di un solo gas, bensì di una miscela, di cui la frazione più cospicua è rappresentata dal metano (CH4), che vi partecipa con una percentuale compresa fra il 50 e l'80; il metano è percentualmente seguito da lontano dalla CO2 e, ancora da più lontano, dall'azoto; l'ossigeno è presente solamente con pochi percento.
Il biogas è il frutto di un processo che continua indisturbato, anche se si forma in un ambiente con forti concentrazioni dello stesso, perché, al contrario di ciò che avviene in altri fenomeni biologici, in cui piccole concentrazioni di prodotto finale possono bloccare la continuità della sua formazione, qui non si evidenziano problemi di sorta, e la produzione di biogas continua imperterrita.
La degradazione anossidativa si deve all'attività di microrganismi che, come quelli che operano nel campo della depurazione dei fanghi, riescono a trasformare le sostanze organiche contenute nei rifiuti in metano.
Quindi, lasciare i rifiuti in discarica abbandonati a se stessi, equivale a favorire la dispersione nell'ambiente aereo di biogas, fenomeno che si deve assolutamente bloccare sia per non inquinare l'atmosfera sia per recuperare una ricchezza, che può tranquillamente fungere da fonte energetica alternativa rigorosamente rinnovabile e, se si vuole, "verde" a tutti gli effetti.
In campo internazionale c'è la ferma convinzione che l'uso del biogas ai fini della produzione di energia termica o elettrica, che alimenti reti di distribuzione a bassa tensione, sia da ritenere un fatto molto positivo. Insomma, è una tecnologia da perseguire e da implementare.
Anche in Italia si è riconosciuta la validità del metodo, tanto che si sono installati diversi impianti di digestione anaerobica.
In ogni modo, ci sono speranze che la costruzione d'impianti di questo genere, data la scarsa esigenza di personale che essi richiedono per l'automazione di cui dispongono, possa essere incrementata nel Paese; tutto questo anche perché sono impianti che sono meno inquinanti (e pertanto più rispettosi dell'ambiente in cui sono inseriti) che non quelli di termodistruzione e le discariche in senso lato.

Produzione del biogas
In discarica gli scarti producono biogas per tempi abbastanza lunghi: infatti, la produzione può durare da una ventina a una trentina di anni. Chiaramente, tale durata è relazionata alla natura dei rifiuti che sono conferiti alla discarica, in quanto, se questi sono di natura organica, la loro degradazione è relativamente veloce, al contrario di quanto avviene se essi sono di natura mista. Perciò, al fine di valutare la quantità di biogas che ogni anno può uscire dal cumulo di rifiuti, è necessario stabilire per quali percentuali le frazioni organiche e inorganiche vi si trovano. Per cui la produzione media annua deriva dalla somma dei contributi dovuti ai due valori di degradazione veloce o lenta. In genere si può dire che la degradazione veloce dura per circa un lustro o poco più, mentre quella lenta prosegue fino a 15-20 anni o anche oltre. L'andamento della produzione arriva a un massimo per poi calare piano piano, per tendere (si potrebbe dire con un riferimento matematico) asintoticamente a zero.
è assodato che, nella realtà, la produzione di biogas è inferiore a quella che, teoricamente, si può ipotizzare; e, ancora, è necessario tenere presente nel bilancio produttivo un altro calo, che deriva dal fatto che gli impianti di captazione non sono in grado di garantire la raccolta totale del biogas che si forma in discarica. In ogni modo, alla resa in biogas di una discarica possono contribuire l'organizzazione e l'impostazione della gestione della stessa: infatti, se si lascia che sia la discarica a far confluire alla raccolta il biogas, sfruttando la pressione naturale che s'instaura all'interno della massa di rifiuti per la loro degradazione, sicuramente la resa non può che essere inferiore a quella che accade se s'installano soffianti o compressori, che generino l'aspirazione forzata del biogas.

 

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 21 del n. 2/2016 di Recycling...continua a leggere