Così si vince la lotta all’amianto

Ortofoto, droni, kit di incapsulamento, insacchettamento e smaltimento
in impianti autorizzati: esempio virtuoso di sinergia nel settore pubblico

“È la prima volta, in Emilia Romagna, che un’Unione di Comuni affronta un tema così delicato e stringente con una visione così strategica”. Introduce così Giammaria Manghi, presidente delle Provincia di Reggio Emilia e dell’Unione dei Comuni della Bassa Reggiana (Boretto, Brescello, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Novellara, Poviglio e Reggiolo), il Protocollo di Intesa siglato fra Unione, Arpa, Ausl e S.a.ba.r. Servizi Srl, in merito al censimento e alle prime azioni di smaltimento dell’amianto presente nel territorio.
Le modalità di intervento sono state rese note lo scorso marzo nel corso di una conferenza in cui sono intervenuti, oltre a Manghi, i sindaci degli otto comuni interessati, Marco Boselli, direttore di S.a.ba.r. Servizi Srl, William Montorsi dell’Ausl di Reggio Emilia e Romeo Broglia, responsabile del progetto “Asbestos Free” di AeroDron.
Il problema dell’amianto è da anni ampiamente dibattuto. Largamente utilizzato fino agli anni ‘80 in edilizia sotto forma di composito fibro-cementizio (noto anche con il nome commerciale Eternit) è stato utilizzato, fino al 1992 (anno in cui in Italia ne venne vietata la produzione e la lavorazione), come materiale da copertura, nella forma di lastre piane o ondulate e per la coibentazione di tubature.
Ampiamente nota è anche la sua nocività: punto di partenza della conferenza è stata, infatti, l’analisi dei dati relativi ai casi di mesotelioma, l’espressione sanitaria del tumore generato dall’esposizione alle polveri di amianto.
Come ha precisato Manghi: “Dal registro regionale sui mesoteliomi si ha modo di sapere che dal 1996 ad oggi, quindi in un ventennio di storia reggiana, sono 2.249 i casi di questo tumore che hanno colpito i residenti in Emilia Romagna, di cui 328 riguardano residenti nella provincia di Reggio Emilia: la provincia che vanta il triste primato di avere l’incidenza più alta, in percentuale, tra popolazione e numero di casi registrati. Si tratta – prosegue Manghi – di 5 casi ogni 100.000 individui di sesso maschile e 1,7 casi ogni 100.000 individui di sesso femminile”.
I dati risultano ancor più preoccupanti se si considera che oltre l’85% sono certamente prodotti dall’esposizione alle polveri di amianto. In risposta a queste cifre allarmanti, ogni sindaco dell’Unione aveva previsto, nel proprio programma elettorale, di adoperarsi promuovendo attività mirate a fronteggiare e, possibilmente, risolvere la questione amianto.
“Qualche tempo fa – ha sottolineato Manghi – a Rubiera (RE), era stato organizzato un importante convegno dedicato all’amianto in cui, con il sostegno di CGIL, si è voluta dare evidenza dell’esperienza comunale rubierese che si è adoperata per prima su questo tema. Sulla scia di quell’evento si è poi tenuta in Provincia un’assemblea di tutti gli otto sindaci in cui si è cercato di incentivare una circolazione di buone prassi rispetto a questa problematica, il cui risultato è stato l’avvio di un censimento negli otto comuni e di una prima azione sullo smaltimento delle piccole quantità secondo un protocollo sottoscritto da Ausl, Arpa e Unione dei Comuni che sarà utilizzabile, nelle sue disposizioni pratiche, da tutti i cittadini che vorranno adoperarsi in questo senso”. 
Due sono gli aspetti degni di essere sottolineati: gli otto comuni comprendono un territorio geograficamente molto vasto, con un’estensione di 315 km quadrati e circa 70.000 abitanti, ma soprattutto vantano la possibilità di avere una azienda municipalizzata propria, interamente partecipata dai comuni, ossia S.a.ba.r. Servizi Srl.
S.a.ba.r., acronimo di Servizi Ambientali Bassa Reggiana è nata nel 1982 e da allora si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti (e così farà fino alla fine dello spazio a disposizione dell’impianto, stimato in circa due anni) dimostrando però già da tempo l’ambizione a cimentarsi in altre tematiche di vocazione strettamente ambientale.
Come ha spiegato Marco Boselli, direttore di S.a.ba.r. Servizi Srl, diversi sono gli step che riguardano il censimento e  le prime azioni di smaltimento: “La mappatura dell’amianto, effettuata da AeroDron, costituirà il primo passaggio dell'operazione. Sarà innanzitutto effettuato uno screening delle aree attraverso l’elaborazione di immagini multispettrali che, utilizzando una serie di algoritmi, restituiranno una prima mappa di coperture da verificare. Questo primo passaggio verrà eseguito su ortofoto realizzate da CGR (Compagnie di Riprese Aeree, socio industriale di AeroDron). Dopo questo primo censimento utile a individuare e a classificare i tetti come “certi” o “probabili” entrerà in gioco il rilievo a bassa quota  con droni di AeroDron. L’utilizzo dei droni risulta fondamentale per la riuscita del lavoro e l’accuratezza del risultato finale: questi sorvolando il territorio scatteranno fotografie ad altissima risoluzione che verranno utilizzate ad integrazione dei risultati delle prime analisi e per l’accertamento dei casi “dubbi”. Questo leyer di dati contenente le informazioni relative ai tetti censiti ed evidenziati, qualora la copertura sia da ritenersi in MCA, verrà integrato ai sistemi cartografici più comuni, come ad esempio Google Earth, per un facile collocamento geospaziale. La fase successiva – prosegue Boselli – spetterà al comune che dovrà associare il leyer all’utenza proprietaria e indagare lo stato del materiale in eternit”.
L’intervento di rimozione o di incapsulamento si renderà assolutamente necessario in tutti i casi in cui il materiale risulterà sbriciolato o deteriorato, tanto da divenire di estrema pericolosità per la salute dei cittadini.

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 41 del n. 2/2016 di Recycling...continua a leggere