Pile e accumulatori

Il Regolamento sulle batterie e relativi rifiuti, entrato in vigore ad agosto 2023, prevede ambiziosi obiettivi di raccolta dei rifiuti di batterie portatili (63% entro la fine del 2027 e 73% entro la fine del 2030) e di batterie per mezzi di trasporto leggeri (51% entro la fine del 2028 e 61% entro la fine del 2031). Un cambiamento molto importante, visto il ruolo che le batterie avranno nella transizione ecologica


La raccolta e il riciclo in Europa
Nel 2020, circa 229 kt di pile e accumulatori portatili sono state immesse sul mercato nell'UE, mentre circa 99 kt di pile e accumulatori portatili usati sono state raccolte come rifiuti riciclabili. Pertanto, un po' meno della metà (47%) delle vendite medie annuali (calcolate sul periodo 2018-2020) è stato raccolto per il riciclaggio nel 2020.
La quantità di pile e accumulatori portatili immessi sul mercato varia notevolmente tra i Paesi membri dell'UE, con vendite che vanno dalle 143 t di Malta alle oltre 65.000 t della Germania nel 2020. Nel complesso, le vendite specifiche sono aumentate ovunque nel periodo dal 2009 al 2020, con volumi in crescita per la maggior parte dei Paesi membri.
La Direttiva batterie definiva gli obiettivi per i tassi di raccolta di pile e accumulatori portatili: per il 2012 era del 25%, fino al 45% entro il 2016. Nel 2020, 19 Paesi membri dell'UE hanno registrato un tasso di raccolta pari o superiore al 45%, mentre altri quattro tra il 40 e il 45%.
Il mercato delle batterie sta assumendo una dimensione strategica, per questo l'UE ha approvato nuove regole per affrontare le questioni ambientali, etiche e sociali. Le nuove regole sono legate al piano d'azione UE per l'economia circolare e alla strategia industriale dell'UE e mirano a coprire l'intero ciclo di vita dei prodotti, dalla progettazione al consumo, fino al riciclo in nuovi prodotti, con l'obiettivo di garantire appunto che al termine le batterie possano essere riutilizzate o riciclate.
Secondo le previsioni della Commissione europea, entro il 2030 la domanda globale di batterie potrebbe aumentare di 14 volte e il fabbisogno per l'UE potrebbe rappresentare il 17% della domanda totale.
Tale fenomeno trova la sua principale spiegazione in una molteplicità di fattori: l'ascesa dell'economia digitale, lo sviluppo delle energie rinnovabili e l'avvento della mobilità a basse emissioni di carbonio. Il crescente aumento di veicoli elettrici alimentati a batteria renderà questo mercato strategico a livello globale.
Le nuove prescrizioni definite dal Regolamento 2023/1542/ UE relativo a batterie e rifiuti di batterie fissano obiettivi più rigidi per la loro raccolta (45% entro il 2023, 63% entro il 2027 e 73% entro il 2030) e per le batterie dei mezzi di trasporto leggeri (51% entro il 2028, 61% entro il 2031).
Il nuovo quadro normativo prescrive inoltre l'obbligo di raccolta gratuita per gli utenti finali di tutti i rifiuti prodotti da mezzi di trasporto leggeri, batterie per autoveicoli, veicoli industriali e veicoli elettrici, indipendentemente dalla loro natura, composizione chimica, condizione, marca o origine. Secondo le nuove regole, i livelli minimi di cobalto recuperato (16%), piombo (85%), litio (6%) e nichel (6%) dai rifiuti di produzione e di consumo devono essere riutilizzati nelle nuove batterie, valori che salgono rispettivamente al 26%, 12% e 15% al 2036, mentre il piombo rimane all'85%. Il regolamento è entrato in vigore ad agosto 2023, si applica nei Paesi membri senza bisogno di recepimento a decorrere dal febbraio 2024. Scattano da agosto 2025 le norme del Regolamento che disciplinano la gestione dei rifiuti di batterie, compresa la disposizione sulla responsabilità estesa del produttore e l'abrogazione della Direttiva 2006/66/ CE, che attualmente contiene la disciplina sulle batterie e sui relativi rifiuti.

Il settore a livello nazionale
Il D.Lgs. 188/08, che recepisce la Direttiva 2006/66/CE, attribuisce la responsabilità del fine vita dei rifiuti ai produttori di pile e accumulatori, obbligandoli a istituire e finanziare sistemi, individuali o collettivi, in grado di garantire il funzionamento dell'intera filiera (raccolta, trattamento, riciclo, smaltimento). Al fine di coordinare l'azione dei diversi soggetti operanti sul territorio, garantendo omogenee e uniformi condizioni operative, il decreto ha previsto l'istituzione di un Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori (CDCNPA), un Consorzio con personalità giuridica di diritto privato cui partecipano i produttori, individualmente o in forma collettiva, e dai medesimi finanziato. Il CDCNPA è oggi partecipato da 16 sistemi di raccolta (13 sistemi collettivi e 3 sistemi individuali): l'adesione al CDCNPA è obbligatoria per tutti i produttori iscritti al Registro con lo scopo di realizzare un sistema di raccolta efficace ed efficiente per l'intero territorio nazionale.

La filiera del recupero delle pile e degli accumulatori in Italia
La raccolta viene coordinata dal CDCNPA affidando ai propri Consorziati specifiche aree territoriali, modulandole periodicamente in relazione alla quota di immesso sul mercato che i Consorziati rappresentano nel comparto delle pile e accumulatori portatili. Nell'ambito delle proprie aree territoriali (generalmente a livello provinciale), pertanto, i Consorziati hanno il compito di svolgere la raccolta presso i soggetti che ne fanno richiesta attraverso il portale del CDCNPA.
I soggetti che oggi possono richiedere tale servizio sono elencati di seguito.
• Centri di raccolta comunali: strutture presso le quali sono conferiti pile e accumulatori portatili in maniera differenziata attraverso la gestione pubblica dei rifiuti urbani.
• Distributori: esercizi commerciali che vendono pile e accumulatori portatili agli utenti finali e sono dotati di appositi contenitori per la raccolta di quelli esausti da parte dei cittadini.
• Impianti di trattamento RAEE: strutture dedicate al trattamento di tali rifiuti, dove vengono estratte le pile e gli accumulatori portatili contenuti nei RAEE stessi.
• Grandi utilizzatori: soggetti che, nell'ambito della propria attività professionale, sono produttori iniziali di rifiuti di pile e accumulatori portatili (almeno 400 kg).
• Centri di stoccaggio: impianti di recupero o messa in riserva, autorizzati ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., gestiti da operatori professionali.
• Centri di assistenza tecnica: soggetti che risultano produttori iniziali di rifiuti di pile e accumulatori portatili derivanti dalla sostituzione e manutenzione dei prodotti ritirati dalla propria clientela (sia domestica che professionale).
Tutte le altre tipologie di soggetti vengono servite direttamente dai sistemi di raccolta che comunicano periodicamente i quantitativi ritirati al CDCNPA. Quindi i dati di raccolta CDCNPA hanno origine da due flussi: i quantitativi raccolti dai Consorziati che svolgono il servizio presso i soggetti abilitati iscritti al CDCNPA e i quantitativi derivanti dai servizi di raccolta professionali, svolti sempre dai Consorziati presso altri soggetti che detengono i rifiuti (raccolta volontaria).

L'immesso al consumo
Nel 2022 i produttori aderenti al CDCNPA hanno dichiarato quantità di pile e accumulatori immesse sul mercato per 429.299 t, di cui 31.949 t di pile portatili e 397.350 t di pile e accumulatori industriali e per veicoli.

La raccolta dei rifiuti di pile e accumulatori
Nel corso del 2022 sono state raccolte 10.291 t di pile e accumulatori portatili esausti, con un incremento del +0,4% rispetto al 2021. Il rapporto tra il dato di raccolta dei rifiuti di pile e accumulatori portatili e quello dell'immesso sul mercato presenta negli ultimi anni un andamento divergente, a seguito della sempre maggiore immissione sul mercato (accelerata durante gli eventi pandemici da Covid19) di accumulatori ricaricabili a dispetto delle pile usa e getta, la cui vita media è decisamente inferiore: i rifiuti generati da tali prodotti, conseguentemente, saranno disponibili con più ritardo.
Nel corso del 2022, il tasso di raccolta è stato pari al 33,5% (calcolato come prevede la Direttiva CE/66/2006), in calo del 6% rispetto al 2021 e ancora lontano dal target europeo del 45% in vigore dal 2016, mentre il dato sull'anno solare si arresta al 32,2%.
La raccolta di pile e accumulatori industriali e per veicoli ha luogo prevalentemente presso officine meccaniche, autoricambi, elettrauto e i cosiddetti grandi utenti (centrali elettriche, ospedali, aeroporti, ecc.) e riguarda in massima parte gli accumulatori al piombo, che hanno un valore economico anche una volta giunti a fine vita. I soggetti che detengono il rifiuto, quindi, concordano le condizioni migliori di raccolta a livello economico e gestionale o con il produttore/importatore, obbligato per legge alla gestione del fine vita degli accumulatori immessi sul mercato, o con i Sistemi aderenti al CDCNPA.
Il CDCNPA opera in maniera sussidiaria rispetto ai Sistemi collettivi e individuali allo scopo di garantire la raccolta anche di quei rifiuti che per particolari condizioni (ad esempio geografiche) non sarebbe conveniente gestire da un punto di vista economico. Per quanto riguarda la tipologia di accumulatori raccolti, le batterie di avviamento per veicoli rappresentano circa l'85% in peso rispetto ai rifiuti raccolti, mentre il restante 15% è attribuibile ad accumulatori industriali (a uso trazione e stazionamento), come quelli presenti nei gruppi di continuità, nei carrelli elevatori e nelle auto elettriche o a trazione ibrida. È necessario sottolineare che il dato risente del fatto che in fase di raccolta e gestione di tali rifiuti è attribuibile un unico codice identificativo del rifiuto (EER) per le batterie al piombo: questo crea in alcuni casi difficoltà nella corretta attribuzione tra la categoria degli accumulatori per veicoli e quella degli accumulatori industriali.
La raccolta di accumulatori industriali e per veicoli, nel corso del 2022, si attesta a 125.836 t (-19,7% rispetto al 2021), pari al 31,7% degli accumulatori nuovi immessi sul mercato nello stesso anno. I dati riportati riguardano solo gli accumulatori gestiti dai Consorziati del CDCNPA e non includono, ad esempio, quelli gestiti direttamente da soggetti terzi che non conferiscono ad alcun sistema di raccolta dei produttori, nonché tutti gli accumulatori esportati all'interno delle auto inviate all'estero per rottamazione.
Per gli accumulatori per veicoli e industriali, la Direttiva 2006/66/CE non definisce specifici target di raccolta o riciclaggio, ma ribadisce il divieto di smaltimento in discarica e il principio di massimizzazione del recupero nel pieno rispetto della normativa ambientale vigente.

Il trattamento e il riciclo dei rifiuti di pile e accumulatori
Trattare e avviare al riciclo pile e accumulatori garantisce il recupero di materie riutilizzabili, evitando che le componenti inquinanti siano disperse nell'ambiente. Le modalità di trattamento seguono procedimenti differenti a seconda della tipologia di pile e accumulatori. Per quanto riguarda pile e accumulatori portatili vi sono due principali processi di riciclo.
• Processo pirometallurgico: la fase iniziale del processo è rappresentata dalla macinazione delle pile a cui segue l'allontanamento del ferro per via magnetica; di qui la polvere prodotta viene trattata in fornaci ad alta temperatura per recuperare dai fumi mercurio, cadmio e zinco. Il residuo che ne deriva è costituito in misura maggiore da leghe ferro-manganese e, a volte, da ossidi di manganese molto impuri.
• Processo idrometallurgico: la prima parte del processo riguarda la macinazione delle pile. Successivamente vi è il recupero fisico di frazioni quali pasta di pile, carta e plastiche, materiale ferromagnetico. Le polveri sono interessate da un processo di lisciviazione che porta in soluzione gli ioni zinco, manganese e cadmio, da cui grafite e biossido di manganese sono separati e lo zinco recuperato per lo più tramite elettrolisi.
Tempi e modalità differenti sono quelli a cui invece vanno incontro nel loro percorso di trattamento e riciclo gli accumulatori industriali e per veicoli. I dispositivi contenenti piombo sono condotti, tramite raccolta differenziata, presso aree di stoccaggio dedicate e, successivamente, sottoposti a frantumazione. Le componenti plastiche, che si attestano generalmente al 10%, sono destinate alle industrie del riciclo, mentre le parti metalliche subiscono un processo di recupero che consta di due fasi:
• fusione, nella quale il piombo viene raccolto in forni con l'aggiunta di reagenti specifici;
• raffinazione del piombo derivato dalla fusione da cui vengono eliminate le relative impurità. Dopo questa ultima fase si ottiene il "piombo secondario", del tutto uguale al minerale originario e con le stesse possibilità di utilizzo. Molto più complessi e onerosi sono i processi di smaltimento e di trattamento per le altre

Le sfide e le potenzialità del settore
Ad agosto 2023 è entrato in vigore il Regolamento sulle batterie e relativi rifiuti, che si applica nei Paesi membri senza bisogno di recepimento a decorrere dal febbraio 2024 e che sostituirà la storica Direttiva 2006/66/CE. Sono sottoposte alla nuova disciplina tutte le batterie, comprese quelle per veicoli elettrici, quelle industriali, per avviamento, illuminazione e accensione (utilizzate principalmente per veicoli e macchinari) e le batterie per mezzi leggeri di trasporto (come biciclette, motorini e scooter elettrici).
Il Regolamento prevede ambiziosi obiettivi di raccolta dei rifiuti di batterie portatili (63% entro la fine del 2027 e 73% entro la fine del 2030) e introdotto un obiettivo di raccolta per i rifiuti di batterie per mezzi di trasporto leggeri (51% entro la fine del 2028 e il 61% entro la fine del 2031).
Previsti anche livelli minimi di materiali recuperati dai rifiuti di batterie: per il litio 50% entro il 2027 e 80% entro il 2031; per cobalto, rame, piombo e nichel 90% entro il 2027 e 95% entro il 2031.
Infine, per i produttori scatterà l'obbligo di prevedere una dichiarazione e un'etichetta sull'impronta di carbonio per le batterie dei veicoli elettrici, le batterie dei mezzi di trasporto leggeri (ad esempio per scooter elettrici e biciclette) e le batterie. Si tratta di un cambiamento molto importante, visto il ruolo che le batterie avranno nella transizione ecologica, dallo stoccaggio di energia ai trasporti.
Il nuovo Regolamento europeo imporrà all'intera filiera nuovi obiettivi di raccolta e riciclaggio, oltre che nuovi requisiti di sostenibilità per nuovi prodotti: sarà quindi necessario garantire in questa fase di delicato passaggio normativo il mantenimento di tutte le buone pratiche introdotte sino a oggi e allo stesso tempo cogliere l'occasione per incrementare l'efficienza e l'efficacia del sistema di raccolta nazionale.

Tratto da "Il Riciclo in Italia 2023" realizzato dalla "Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile" con il patrocinio del "Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica", di "ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale" e "SNPA Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente".

 

 

 

 

 


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