Organizzazione dell'economia circolare della costruzione

Percorso normativo, programmi operativi, strutture pubbliche coinvolte ed esperienze dirette di aziende private e a partecipazione pubblico-privato che hanno in corso programmi di recupero e riutilizzo di materiali provenienti dalla demolizione e/o decostruzione. L'ultima parte dell'articolo è dedicata agli studi e ricerche in fase di sviluppo in Francia


TRANSITION ECOLOGIQUE
La legge della "Transition Ecologique pour la croissance vert" del 2015 ha l'obiettivo di permettere alla Francia di contribuire più velocemente alla lotta contro il riscaldamento climatico e la preservazione dell'ambiente. Oltre a rinforzare la propria indipendenza energetica.
Fra le misure faro del piano di transizione energetica, evidenzio il rinnovo degli edifici esistenti, la lotta contro lo spreco e la promozione dell'economia circolare (in particolare la filiera del riciclo e valorizzazione del settore della costruzione). è stato attivato un dibattito nazionale sulla transizione energetica aperto a tutti i cittadini che si è svolto dal novembre 2012 al luglio 2013, nel quale il testo applicativo della legge, ha richiesto un lavoro di regolamentazione molto importante, con numerosi tavoli di concertazione e una forte mobilitazione delle parti interessate.
Le azioni di accompagnamento della legge di transizione energetica prevedono: appelli a manifestazioni di interesse per la realizzazione di piattaforme di rinnovo energetico della costruzione; appelli per progetti di aree territoriali a zero sprechi e zero rifiuti; appelli a progetti per aree territoriali a energia positiva.


PROGRAMMA OPERATIVO
Il 28 aprile scorso il Governo Francese ha presentato un programma per arrivare ad un livello del 100% di economia circolare, il tutto con 50 misure differenti. Alcune di queste misure riguardano la raccolta e il riciclaggio dei materiali provenienti dalla decostruzione.
Per l'attivazione è stato presentato un programma quadro che evidenzia differenti obiettivi applicabili all'insieme dei progetti sia nuovi che di rinnovo. Il primo obiettivo è quello dell'ottimizzazione territoriale dei flussi per diminuire la pressione ambientale; sarà quindi necessario conoscere al meglio i giacimenti e le potenzialità del territorio.
La ricerca della frugalità, per creare più valore con meno risorse è il secondo obiettivo. L'eco-concept e l'analisi del ciclo vita saranno due strumenti efficaci per ridurre l'impatto ambientale, unitamente all'economia della funzionalità; cioé l'uso più che il possesso. Un altro obiettivo: allungare la durata di vita degli edifici compreso quelli già esistenti; la durata dei prodotti e degli impianti avrà grande importanza per giungere all'abbandono dell'obsolescenza programmata. La limitazione della quantità di rifiuti generati dal cantiere richiederà di privilegiare la smontabilità e la decostruzione selettiva degli edifici.
Infine il documento quadro richiede una attività gestionale che coinvolge le parti in causa, quali committenti e direzione lavori. Il rispetto degli obiettivi dell'accordo quadro permette di ottenere una certificazione HQE per presentare progetti con un profilo "Economia Circolare".


ADEME OPERATORE PUBBLICO
Gli aggiornamenti più recenti del Piano Costruzioni Durabili, prevede la creazione di una filiera di responsabilità allargata ai produttori di materiale da costruzione che impegni a fare quanto è già d'uso in altri settori. La creazione dell'inventario delle risorse prime della demolizione e quella di una guida tecnica per i materiali di recupero con indicazioni del loro livello di performance sono due punti qualificanti del piano.
Il principale finanziatore dei progetti è l'ADEME, l'operatore pubblico per accompagnare la transizione ecologica ed energetica. Si tratta di una struttura pubblica a carattere industriale e commerciale sotto tutela congiunta del Ministero dell'Ambiente e dell'Energia e del Ministero dell'Educazione Nazionale dell'Insegnamento Superiore e della Ricerca. Al fine di sviluppare il settore ambientale l'Ademe mette a disposizione delle aziende e delle collettività locali le sue capacità di consulenza ed expertise, finanziando progetti di ricerca nei seguenti settori: la gestione dei rifiuti, la preservazione dei suoli, l'efficacia energetica e l'energie rinnovabili, la qualità dell'aria e la lotta contro i rumori.


L'ISTITUTO DELL'ECONOMIA CIRCOLARE
L'Institute Nationale de l'économie Circulaire una associazione composta da imprese, collettività locali, associazioni e università ha come obiettivo di federare gli attori pubblici e le aziende private per promuovere l'economia circolare e accelerare il suo sviluppo. Le strategie che l'Istituto porta avanti possono essere così sintetizzate; dialogo fra gli attori a partire dalle esperienze e conoscenze diverse; identificazione dei freni e delle leve adatte; la messa in rete dei membri dell'Istituto; la partecipazione ai tavoli di lavoro sugli aspetti legislativi, regolamentari e fiscali.
Completano il programma strategico l'attivazione di una comunicazione permanente destinata alle imprese, alle collettività, alle Istituzioni Politiche e al grande pubblico; la redazione di un libro bianco per l'economia circolare. Un aspetto interessante di questa strategia è l'autofinanziamento, con i versamenti effettuati sul fondo di dotazione dell'Istituto da parte delle imprese e dei mecenati che possono beneficiare di una riduzione di imposte sul 60% dei loro versamenti fino ad un limite dello 0,5% della loro cifra d'affari totale.


LA PIATTAFORMA DEMOCLES
La legge della transizione energetica del 2015 prevede un obiettivo di valorizzazione del 70% dei rifiuti provenienti dalla costruzione edilizia; in questo ambito i rifiuti provenienti dai cantieri rappresentano il 35% pari a 10 milioni di tonnellate. Questa considerazione è la sorgente del progetto DEMOCLES: far avanzare il riciclaggio di rifiuti di opere interne provenienti da cantieri di demolizione e riabilitazione. Democles è un progetto collaborativo che raggruppa più di 40 organismi, istituzioni e amministrazioni. La piattaforma ha permesso di avviare un progetto di osservazione in 19 cantieri con tre gruppi di lavoro.
Delle 24 categorie di rifiuti di opere interne identificati durante il percorso di osservazione, 15 possono usufruire di un riciclaggio, ma 10 saranno oggetto di ricondizionamento a pié d'opera. In Francia la maggioranza dei committenti non si sente impegnata nella gestione dei rifiuti provenienti dai loro cantieri di demolizione; la fase di attenzione preventiva ad una demolizione o riabilitazione è poco considerata o ignorata durante la preparazione del cantiere sia dall'architetto che dal committente. Di fatto la responsabilità della gestione dei rifiuti è sulle spalle delle imprese, mentre sul piano giuridico la responsabilità spetta alla Direzione Lavori, che deve assicurarsi che i rifiuti siano correttamente trattati. L'assenza di implicazioni a carico delle Direzioni Lavori crea una insicurezza giuridica nella catena di attori implicati. Il mix di rifiuti in una benna non permette di conservare le caratteristiche tecniche dei rifiuti, che sono richieste per il loro riciclaggio. I tubi fluorescenti gettati in una benna contaminano con il mercurio che contengono l'insieme della benna. Altro esempio: il vetro rotto diviene irrecuperabile e i pezzi frantumati vanno ad incrostarsi negli altri materiali; il gesso ha bisogno di una certa integrità per essere riciclato, integrità che non è assicurata in una benna di materiali miscelati. Quando rifiuti inerti e rifiuti non pericolosi sono raccolti e miscelati in una benna il tasso di valorizzazione non supera il 35% per i rifiuti inerti (vetro, ceramica, piastrelle sanitari, etc.) mentre può raggiungere l'80% se non avviene mescolamento. Nella catena delle responsabilità la Committenza deve esprimere le sue attese, la Direzione Lavori deve preparare e seguire la gestione dei rifiuti, l'impresa incaricata deve essere uno specialista. Passare da una responsabilità essenzialmente a carico delle imprese di costruzione ad una responsabilità assunta da tutti gli attori della filiera richiede una adeguata formazione. Conoscere i regolamenti, le responsabilità, i differenti tipi di rifiuti, le aziende di valorizzazione associate, le condizioni di recupero, gli strumenti etc. La competenza specifica del progettista è una priorità per dare uno sguardo critico e obiettivo alle soluzioni proposte. Merita una riflessione la necessità che il problema rifiuti sia integrato nella formazione degli architetti, studi di consulenza e di direzione lavori.


ESPERIENZA BOUYGUES BATIMENT
Bouygues Bâtiment Nord Est è una filiale del Gruppo Bouygues, leader della costruzione in Francia ha realizzato un importante cantiere a Lille, 200 chilometri a nord di Parigi. Si tratta della costruzione di un edificio su un'area dove esisteva un complesso industriale dismesso. Si é provveduto alla demolizione/decostruzione degli edifici esistenti recuperando 30.000 tonnellate di calcestruzzo, 10.000 mq di parquet in rovere, 4600 corpi illuminanti e diversi chilometri di cavi elettrici.
Un progetto di notevole importanza per i volumi in gioco, sia per la identificazione e l'attenzione necessaria alla corretta rivalorizzazione. Bouygues ha adottato per questo lavoro la "Regola delle 3R": Riduzione, Riutilizzazione e Riciclaggio. In primis, ridurre le quantità dei materiali nuovi impiegati, per secondo riutilizzare l'inserimento dei materiali, piuttosto che trasformarli in rifiuti e infine riciclare le materie prime.
I parquet sono stati ripresi dal fabbricante, tagliati in strati sottili e incollati su un supporto di pino, successivamente riutilizzati in altri progetti. Sono state inoltre recuperate le travi in acciaio, i corpi illuminanti industriali e i rack metallici di stoccaggio; questi materiali sono stati messi in vendita presso un rivenditore di materiali per interni.
Infine sono stati riutilizzati certi materiali per costruire mobili, parapetti e scaffalature. Il calcestruzzo è stato frantumato nella granulometria 6/20 a forte valore aggiunto e impiegato in parte nel nuovo calcestruzzo da mettere in opera e in parte utilizzato per sottofondi stradali o trasformato come materia prima per la fabbricazione di piastrelle.


STUDI E RICERCHE
La Francia è posizionata fra i pionieri nel recupero dei rifiuti, realizzando nel 2004 un primo piano nazionale di prevenzione riguardante i rifiuti della costruzione edilizia. La società di consulenza Cycle-up calcola che prendere in conto l'impatto dei materiali sull'ambiente necessiti stimare l'impatto carbone dei rifiuti evitati. Nell'impatto le fasi di emissione prese in conto sono le seguenti: Tappa di processo di costruzione/moduli informativi; Tappa di riutilizzo/moduli di informazione relativa alla composizione dei fabbricati; Tappa di fine ciclo vita/moduli informativi.
I moduli di informazione provengono dalle Schede Sanitarie della FDES e dai valori di riferimento indicati nelle EN 15804.
Un Consorzio di ricerca francese ha lavorato sul progetto ASURET (analisi sistematica dell'utilizzazione delle risorse rinnovabili della tecnosfera) che nell'ambito dell'economia circolare delle costruzioni considera che è necessario conoscere preventivamente gli stock disponibili in caso di decostruzione, sia i materiali da posare in caso di nuove costruzioni. L'idea originale è quella di procedere ad una sostituzione anche teorica attualizzata e di valutare il potenziale beneficio sia in termini di risorse che in emissioni di gas a effetto serra evitati. In modo più generale la quantificazione dei giacimenti di rifiuti diventa una necessità corrente, unitamente alla identificazione della loro composizione.
Per procedere alla valutazione degli stocks dei materiali da costruzione occorre riunire diversi elementi: una griglia geografica che permetta di conoscere la posizione degli edifici e delle infrastrutture con le superfici di impatto al suolo e l'altezza per la stima delle superfici e dei volumi. Una matrice dei materiali messi in opera, suddivisi per modo costruttivo, il progetto ASURE, ha rilevato diversi modelli costruttivi, che permettono partendo dalle superfici dei solai di determinare i volumi dei materiali utilizzati nella costruzione e di conseguenza di determinare i rifiuti e la tipologia degli stessi nella fase di decostruzione.
La qualificazione del modo costruttivo si basa sulla visita all'area interessata, all'utilizzo dei sistemi di visualizzazione digitale tipo Google Street Map o attraverso i servizi locali di urbanistica. Il periodo di costruzione ha una influenza diretta sul contenuto dei materiali degli edifici. Ipotizzando di utilizzare in cantiere una benna da 30 m3 si ottengono le seguenti quantità per metrocubo: 310 kg di rifiuti non pericolosi, 1200 kg di rifiuti pericolosi, 1500 kg di rifiuti inerti, 140 kg di rifiuti organici.
Questo metodo presenta il vantaggio di determinare gli ordini di grandezza effettivi e la composizione dei diversi flussi sia a monte che a valle. I principali assi di miglioramento sono ad esempio quelli di considerare il costruito come banca dei materiali coinvolti in un progetto architettonico, attraverso un passaporto materiali.
Nello stesso modo reimpiegare lo stock dei materiali comporta lo sviluppo di progressi tecnici nel campo della decostruzione in vista di un reimpiego. Non si tratta più di demolire un edificio, ma di estrarne tutto il valore aggiunto disponibile attraverso l'innovazione, in quanto esistono margini importanti affinchè la decostruzione selettiva divenga economicamente interessante. In mancanza di procedimenti tecnici efficaci, suscettibili di apportare un miglior reimpiego dei materiali stoccati negli edifici esistenti, si dovrebbe attivare un ampio ricorso a modi di costruire durevoli, per alleggerire la fattura in termini di risorse e di emissioni di gas a effetto serra.
Riferendoci ai volumi di materie prime estratte, ma anche ai rifiuti provenienti dal settore costruzioni, con la quantificazione dei progetti si possono anticipare importanti costi, ma anche evitare operazioni non redittuali. Il metodo pur approssimativo, è propizio all'avvio di una politica di identificazione dei rifiuti della costruzione in un primo tempo e successivamente all'avvio di un modello di economia circolare.