Il riciclaggio delle acque reflue per l’agricoltura

Nuovo impianto di depurazione di Mancasale, del Gruppo Iren, riutilizza le acque reflue depurate per uso irriguo. Un progetto all'avanguardia per la sostenibilità ambientale a Reggio Emilia

l Gruppo Iren, connotato da un forte legame coi territori nei quali opera e cioè Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna e in misura minore in altre parti del territorio nazionale, interviene come player del settore delle multiutility in un bacino territoriale nel quale vivono complessivamente oltre 7 milioni di abitanti. I settori di intervento vanno dall'energia elettrica al gas, al teleriscaldamento (per il quale risulta al primo posto nel 2014 per calore venduto con 2674 GWht) ai servizi idrici integrati, ai servizi ambientali e servizi per le Pubbliche Amministrazioni.
Ma quello che vogliamo raccontare oggi nel dettaglio è un progetto all'avanguardia per il settore del ciclo idrico integrato: con un impianto di depurazione innovativo sito a Mancasale presso Reggio Emilia, il Gruppo Iren rende disponibili le acque "affinate" per l'irrigazione dei campi della zona. L'impianto provvede all'immissione di 5 milioni di metri cubi di acqua per uso agricolo con la garanzia di una periodicità di controllo settimanale che, nell'arco della stagione irrigua, arriva ad analizzare circa 500 parametri. L'impianto di Mancasale, che serve la città di Reggio Emilia e alcuni comuni limitrofi, è uno dei maggiori impianti del Gruppo, oltre che il più innovativo (uno dei due impianti di potenzialità > di 100.000 AE).
Il Gruppo Iren, secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2014, gestisce 213 impianti di depurazione per una potenzialità complessiva di progetto di 758.592 AE, cioè Abitanti Equivalenti.
Fiore all'occhiello del Gruppo Iren, l'impianto di Mancasale adotta processi e tecnologie innovativi ed è un esempio di eccellenza sul territorio italiano.
Abbiamo incontrato Loris Canovi, Responsabile dell'impianto, il quale, di seguito, ci illustra nel dettaglio il funzionamento dell'impianto e gli obiettivi che si pone di raggiungere sul territorio.
"Non è difficile immaginare cosa sarebbe il Torrente Crostolo e la rete minore dei corsi d'acqua circostanti se dal 1974 non fosse in funzione l'impianto che, ogni giorno, depura mediamente oltre 46 milioni di litri di reflui dei cittadini di Reggio Emilia, Albinea e Bagnolo. La comunità di residenti servita ha una consistenza di quasi 170.000 abitanti; a questi si aggiungono tutti gli scarichi derivanti dalle industrie. Al limite nord dell'area industriale di Mancasale di Reggio Emilia, su di una superficie complessiva di quasi 300.000 m2, è collocato l'impianto di depurazione che raccoglie il 92% del sistema fognario della città e delle frazioni dei quadranti SE e NE del Comune di Reggio Emilia. Recapitano a Mancasale anche le fognature di Albinea e di Bagnolo in Piano. Annualmente sono trattati circa 18 milioni di metri cubi di reflui fognari per potenzialità complessiva di progetto 280.000 Abitanti Equivalenti. L'impianto, di tipo tradizionale a fanghi attivi, nasce nei primi anni '70 e si sviluppa sino alla metà degli anni ‘90 su tre linee parallele di trattamento con le annesse linee di trattamento fanghi. Lo scarico dei reflui depurati è recapitato, mediante un condotto fognario, nel Canale Tassone 2 km a NE di Mancasale. Per dimensioni, l'impianto deve rispettare i limiti più restrittivi allo scarico imposti dalla normativa, in particolare per Azoto e Fosforo, in quanto le acque trattate arrivano al Fiume Po e di qui al mare Adriatico che è classificato come area sensibile. L'impianto tratta anche rifiuti liquidi autotrasportati per oltre 80.000 tonnellate/anno in un'apposita sezione. I fanghi biologici prodotti sono recuperati a beneficio dell'agricoltura. Il biogas è recuperato come fonte rinnovabile per la produzione di energia elettrica e calore" - Conclude Loris Canovi - "Nel 2016 è entrata in funzione la nuova sezione di affinamento delle acque depurate che, attraverso un trattamento terziario avanzato, permette di recuperare, a beneficio dell'agricoltura mediante irrigazione, sino a 5 milioni di metri cubi di acqua di elevata qualità irrigua".

 

Il depuratore di Mancasale
L'impianto di Mancasale, come abbiamo detto, è il principale della Provincia e uno dei due maggiori del Gruppo: ha una portata trattata di 18,5 Mmc/anno e serve 170.000 AE, ma la sua potenzialità può arrivare a 280.000 AE. Le acque depurate vengono scaricate nel canale Tassone attraverso una condotta interrata di 1,8 km.
L'impianto è diviso in tre linee funzionanti in parallelo, costruite in tempi diversi fra il 1974 e il 1989 e nell'area funzionale sono presenti:
• Impianto chimico-fisico per il trattamento di rifiuti liquidi.
• Piattaforma stoccaggio fanghi.
• Area compostaggio del verde (sfalci e potature).
• Centro di raccolta.


Trattamento acque per il riutilizzo in agricoltura

L'accordo di programma che regola il riutilizzo delle acque reflue dell'impianto di Mancasale è stato stipulato dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia di Reggio Emilia, da IREN Emilia spa, dal Consorzio Bonifica dell'Emilia Centrale e ATERSIR (Agenzia Territoriale Servizi Idrici e Rifiuti).
L'impiego per l'irrigazione delle acque reflue, opportunamente trattate e depurate, può essere una grande risorsa per il territorio ed è regolato dal D.M. 12 giugno 2003 n. 185 "Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell'art. 26 del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152".
In estrema sintesi il regolamento per praticare il riutilizzo dell'acqua prevede il rispetto di ben 54 parametri dei quali il 20% richiede la medesima qualità delle acque potabili e un ulteriore 37% non è nemmeno previsto per le acque potabili. Dunque uno degli aspetti che caratterizzano il riutilizzo delle acque depurate per l'agricoltura è la loro sicurezza in quanto i processi sono e devono essere costantemente monitorati e controllati per rispettare i parametri restrittivi di qualità imposti dall'Ente pubblico.
La tecnica scelta per Mancasale per il processo di depurazione, dopo un'attenta comparazione delle soluzioni processuali possibili e uno studio sperimentale avviato in collaborazione con l'Università degli Studi di Brescia - Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio e Ambiente, è ricaduta sulla filtrazione rapida multistrato seguita da trattamento combinato H2O2 / UV.
La scelta effettuata combina la possibilità dell'utilizzo irriguo dell'effluente di Mancasale con costi sostenibili. Nella comparazione delle soluzioni processuali sono stati analizzati costi di investimento e costi energetici e tenuti ovviamente in considerazione rischi ambientali e difficoltà gestionali.
Il progetto intrapreso da Iren ha previsto la realizzazione dell'opera in stralci funzionali in relazione al finanziamento concesso. Il layout scelto consente la massima flessibilità gestionale e le scelte impiantistiche consentono il controllo dei costi gestionali. La soluzione architettonica infine si pone come obiettivo la minimizzazione dell'impatto dell'opera sul territorio.
La sezione di trattamento è stata suddivisa in due linee completamente distinte e indipendenti con potenzialità nominale di trattamento pari ognuna a 1.680 m3/h (pari a circa 40.000 m3/giorno), al fine di consentire, col finanziamento disponibile, la realizzazione di un primo stralcio completo e permettendo in futuro, con la costruzione del secondo stralcio, di disporre di un impianto ad elevata modularità e flessibilità gestionale.


Le acque reflue come risorsa

In estrema sintesi il trattamento e successivo impiego delle acque reflue depurate porta con sé un doppio vantaggio, sia ambientale in senso lato sia specificamente in agricoltura.

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 37 del n. 5/2016 di Recycling...continua a leggere